Ormai sembra deciso, il governo per far fronte alla sentenza della Corte di giustizia europea C22/13, sezione Terza, del 26-11-2014, che riguarda sì il personale supplente, sia docente che tecnico/amministrativo, della scuola, ma che indubbiamente ha riflessi su tutti i precari della P. A., oggi esaminerà e, forse, approverà un decreto destinato a sanare le carenze della legislazione italiana in materia di abuso di contratti a termine.
La tesi che sembra prevalere è quella di assicurare non la stabilizzazione di massa ma un indennizzo al personale che ha stipulato contratti a termine di durata complessiva superiore a 36 mesi.
Per gli insegnanti destinati ad essere immessi in ruolo dal prossimo 1° settembre (circa 180mila, secondo i calcoli del Miur), non solo verrebbe dimezzato l’indennizzo per il periodo di precariato, ma verrebbe altresì abbattuta, al momento del passaggio in ruolo, tutta l’anzianità contributiva e di servizio già maturata.
Ma veniamo agli importi degli indennizzi per abuso di lavoro a termine nella scuola, che dovrebbero essere pari a 2,5 mensilità per coloro che hanno maturato da 3 a 5 anni di precariato, che salirebbe a 6 mensilità con più di 5 anni e meno di 10 e a 10 mensilità qualora i periodi di precariato abbiano superato i due lustri.
La finalità del decreto è quella di disinnescare la miccia delle centinaia di migliaia di ricorsi che rischiano di paralizzare gli uffici giudiziari italiani.
Staremo a vedere quello che accadrà oggi a Palazzo Chigi.