Giornale on-line fondato nel 2004

Sabato, 27 Apr 2024

matrimoniE’ un semplice dato di fatto: l’istituto del matrimonio è entrato in una crisi forse irreversibile. La coppia tradizionale che si unisce sotto un vincolo religioso e/o legale resiste, ma malamente. Basta dare un’occhiata agli ultimi dati diffusi dall'Istat.

 

Il dato diventa meritevole di riflessione perché questo istituto ha precise implicazioni economiche, oltre che sociali. Il matrimonio, infatti, è il luogo tradizionale nel quale si sviluppa la natalità, non a caso parimenti declinante e, inoltre, incorpora una serie di istituti giuridici che hanno chiare ricadute economiche: pensate alla reversibilità pensionistica.

Sarebbe errato immaginare che queste tendenze riguardino solo noi. E’ tutto un mondo di consuetudini sociali che è entrato in crisi da almeno mezzo secolo e possiamo averne contezza osservando un grafico molto illuminante diffuso dalla Fed di S. Louis che ha il pregio di farci osservare l’andamento dei nuovi matrimoni a partire dall’inizio del XIX secolo, e quindi indietro abbastanza da fotografare un trend.

I dati sono relativi alla Francia e la serie si conclude all’inizio degli anni ’80. Da allora non bisogna aspettarsi certo inversioni di tendenze. Il trend francese si ricollega idealmente al nostro, che abbiamo visto data dalla metà degli anni ’90, e fa parte di un cambiamento che ha investito i costumi al punto che i matrimoni sono calati in tempo di pace più che in tempo di guerra.

Il picco al ribasso di cinque matrimoni per mille abitanti si è toccato infatti solo durante la prima guerra mondiale, che fu una devastazione demografica senza precedenti nella storia e lasciò un’ampia coorte di donne in età da marito senza più partner papabili. La generazione di donne nata in Francia fra il 1880 e il 1900, che quindi entrarono nell’età del matrimonio proprio sul limitare della guerra e del dopoguerra, non avevano praticamente più coetanei con cui ammogliarsi, visto che moltissimi maschi erano morti o erano rimasti invalidi. I maschi della generazione successiva o erano già impegnati o erano morti anch’essi. E, tuttavia, il picco di matrimonio che si osserva nel grafico ci dice che queste donne riuscirono comunque a sposarsi. I dati confermano che solo il 12% di queste donne nate alla fine del XIX secolo erano single (una volta si chiamavano zitelle) all’età di 50 anni, appena l’1% in più delle donne della generazione precedente, ossia nate fra il 1850 e il 1880. Insomma: le donne di quell’epoca oggi le definiremmo resilienti alla guerra. La seduzione del matrimonio era forte abbastanza da infischiarsene delle milionate di morti fatte dalla Grande Guerra.

Come riuscirono a sposarsi? Secondo i demografi non avendo coetanei o partner più attempati, iniziarono a puntare i maschi della coorte più giovane, mettendosi quindi in concorrenza con le donne nate dopo di loro ed evidentemente con successo. A dimostrazione anche questo di come la forza della tradizione tenda a sopperire alle difficoltà delle circostanze. “Questo meccanismo cambiò l’età della composizione dei nuovi matrimoni e riguardò non solo le generazioni direttamente esposte alla guerra, ma anche le generazioni seguenti”, spiegano gli autori della ricerca.

La guerra, insomma, modificò la composizione delle coppie – introducendo magari una nuova poetica matrimoniale – ma non incise profondamente sul numero dei matrimoni. Altrettanto accadde nella seconda guerra mondiale. Negli anni ’60 del XX secolo, il numero dei nuovi matrimoni era praticamente lo stesso del 1801. Ma poi è arrivato il progresso, guidato dal benessere del dopoguerra, e nel 1981 i matrimoni stavano già al livello del 1941, nel pieno della guerra. Non c’è ragione di credere che la situazione sia migliorata. Forse siamo in guerra anche adesso. Ma non lo sappiamo.

 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

giornalista socioeconomico - Twitter @maitre_a_panZer

empty alt

26 aprile 1986: il disastro nucleare di Chernobyl

In Ucraina, la mattina del 26 aprile 1986 si verificava il più grande disastro industriale della...
empty alt

Ex base Nato di Monte Giogo, presto in concessione al Parco nazionale dell’Appennino

La Direzione toscana del Demanio ha ufficialmente comunicato al Parco nazionale dell’Appennino...
empty alt

Venosa, splendido territorio ricco di tracce del passato, ceramiche e pregiati vini

In groppa alla docile mula “Bellina”, sulla “vardedda” zio Pasqualino, due “panari” di uova della...
empty alt

Licenziamento illegittimo se il dipendente comunica solo all’Inps il nuovo domicilio

Con ordinanza n. 838/2024, pubblicata in data 28 marzo scorso, la Corte di cassazione - sezione...
empty alt

“Confidenza”, il film della settimana proposto dal Foglietto

Confidenza, tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone (Edito da Einaudi), regia di Daniele...
empty alt

“Università e militarizzazione” ovvero “Il duplice uso della libertà di ricerca”

Università e militarizzazione – Il duplice uso della libertà di ricerca di Michele Lancione – Eris Edizioni...

Ti piace l'informazione del Foglietto?

Se ti piace quello che leggi, puoi aiutarci a continuare il nostro lavoro sostenendoci con quanto pensi valga l'informazione che hai ricevuto. Anche il costo di un caffè!

SOSTIENICI
Back To Top