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Mercoledì, 03 Lug 2024

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la cefalea è tra i disturbi più comuni del sistema nervoso e causa, nel mondo, gravi problemi di salute e di disabilità.

In un recente articolo pubblicato sulla rivista Journal of Ethnopharmacology, alcuni ricercatori dell’ISAFoM-CNR hanno portato alla luce i rimedi vegetali usati dalla medicina popolare italiana tra il XIX ed il XX secolo, per la cura del “mal di testa”.

Ne è scaturito un dato molto interessante: circa il 79% delle piante utilizzate nel passato presenta, alla luce delle attuali conoscenze farmacologiche, metaboliti secondari ad azione anti-infiammatoria, anti-nocicettiva ed analgesica e comunque in grado di contrastare i meccanismi, ad oggi, ritenuti alla base delle principali forme di cefalee. Flavonoidi, terpenoidi, fenilpropanoidi, per citare solo alcuni esempi, infatti, sembrano poter bloccare i mediatori chimici coinvolti nella eziopatogenesi delle cefalee come l’ossido nitrico, la serotonina, l’istamina e l’acido arachidonico.

E non solo! È stato anche evidenziato che circa il 42% delle piante usate dalla medicina popolare italiana per la cura della cefalea era già in uso tra il V secolo a.C. ed il II d.C., come testimoniano Ippocrate, Plinio il vecchio, Dioscoride, Galeno e Sereno Sammonico.

Lo studio è testimone, dunque, anche di una straordinaria trasmissione di conoscenze empiriche tramandate per lo più oralmente da padre in figlio per più di duemila anni che potrebbero rappresentare un straordinario bagaglio di sapere per lo sviluppo di nuovi farmaci.

In tal senso, una lezione importante ci è stata data dalla professoressa Youyou Tu, Premio Nobel per la Medicina nel 2015, che ha “ri”scoperto l’artemisina, estratta dall’Artemisia annua, storicamente usata dalla Medicina Tradizionale Cinese per la cura della malaria e che oggi è considerata la molecola più efficace per guarire da tale parassitosi.

A volte, anche nella ricerca tecnologicamente più avanzata, come quella biomedica, è necessario guardare al passato per affrontare le sfide del futuro.

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