Tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento, il famoso paleontologo Louis Leaky commissionò a tre giovani studiose, ancora inesperte, ma appassionate della natura e degli animali, lo studio dei grandi primati nelle foreste pluviali: scimpanzé, oranghi e gorilla.
Erano Jane Goodall, Dian Fossey e Birutė Galdikas che oggi sono le scienziate più riconosciute a livello mondiale nel campo della primatologia.
Jane Goodall e Dian Fossey erano già a buon punto nei loro programmi di studio in Africa, quando Birutė Galdikas (1946) assistette, da dottoranda in antropologia, a una conferenza di Louis Leakey all’Università di UCLA in California e gli chiese di aiutarla a realizzare il suo intento di studiare gli oranghi.
Il professore, marito di Mary Douglas, scopritrice di Lucy, il primo esemplare di australopiteco, aveva già chiesto a Jane Goodall di occuparsi di quegli animali, ma la scienziata, preoccupata dagli scimpanzé che stava studiando, aveva rifiutato. Accettò quindi la proposta di Birutė Galdigas e nel 1969 istituì per lei una spedizione procurandole i finanziamenti e le autorizzazioni necessarie.
Nel 1971, la giovane si recò, insieme al marito, nella riserva di Tanjung Puting, situata nel Borneo indonesiano, un luogo raggiungibile solo con la canoa. Iniziò gli studi sul campo degli oranghi, i primati che possiedono il patrimonio genetico più simile al nostro, dopo quello degli scimpanzé. Li introdusse nella sua famiglia insieme ai figli rilevando le somiglianze che vanno ben oltre l’andatura bipede, l’uso degli attrezzi e il linguaggio.
Gli oranghi riescono infatti ad apprendere e a comunicare facilmente con il linguaggio dei segni e, a differenza nostra, non riescono a nascondere le proprie emozioni: basta infatti guardarli negli occhi per coglierne lo stato d’animo.
Birutė Galdikas ha denunciato il rischio di estinzione degli oranghi del Borneo, a causa della sistematica distruzione del loro habitat.
Lo sfruttamento minerario della zona e l’insediamento delle multinazionali della cellulosa e dell’olio di palma, stanno causando incalcolabili danni che ne compromettono la sopravvivenza, come documentato nel film Born to be Wild.
Le “Trimates” sono diventate un punto di riferimento per la ricerca scientifica sui primati e ne hanno cambiato i canoni stabiliti.
In questo articolo alcuni aneddoti raccontano dei loro sentimenti d’amore per gli umani.
Per saperne di più: “Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie", Ledizioni, Milano 2020.
Sara Sesti
Matematica, ricercatrice in storia della scienza
Collabora con l'Università delle donne di Milano
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