Intere generazioni sono cresciute leggendo sulle pagine della Domenica del Corriere le rubriche: “La parola del medico”, del dottor Amal e “Tra i fornelli”, di Petronilla, senza sapere che erano gli pseudonimi di Amalia Moretti Foggia, una delle prime italiane laureate in medicina, giornalista, femminista ante litteram.
Amalia Moretti era nata a Mantova nel 1872 in una famiglia che per generazioni si era dedicata allo studio dell’arte farmacologica. Aveva ottenuto due lauree - in scienze e in medicina - e una specializzazione in pediatria.
Visse in un’epoca di cambiamenti che ha visto tante donne relegate e maltrattate da mariti e figli che negavano loro l’indipendenza. “Siate padrone della vostra vita” amava ripetere dalle pagine del Corriere.
Dall’infanzia nella farmacia del padre fino al trasferimento a Milano, Amalia Moretti ha intrecciato la sua esistenza con quella di alcune donne che hanno segnato un’epoca, da Anna Kuliscioff a Sibilla Aleramo e Ada Negri.
Entrata in contatto con le femministe milanesi: Alessandrina Ravizza, Paolina Schiff, Linda Malnati e Ersilia Majno, Petronilla prendeva per mano le sue lettrici e le esortava ad essere se stesse, coraggiose nelle proprie scelte e indipendenti nelle loro scelte.
Affiancava al giornalismo la pratica medica nell'ambulatorio della “Società Operaia Femminile” nella Poliambulanza di Porta Venezia, dove curava gratuitamente operaie, prostitute, sartine, mogli maltrattate e teneva conferenze di informazione sanitaria all'Università popolare di Milano.
Le ricette di Petronilla contribuirono ad incrementare la sua popolarità e vennero riunite in volumi con frequenti riedizioni. Durante la guerra, la rubrica di ricette si indirizzò a consigli per poter realizzare i piatti abituali, facendo a meno degli ingredienti che divenivano sempre più introvabili.
Prima di morire, a Milano nel 1947, scrisse: “ I posteri mi conoscono e mi avrebbero conosciuta solo come Petronilla, ‘quella delle ricette sulla Domenica del Corriere’, e come il dottor Amal, ma la vera Amalia, la medica che in un’epoca in cui nessun bravo borghese si sarebbe fatto curare da una donna, ha dovuto fingersi uomo per essere credibile. Non vorrei che il mio nome fosse collegato sempre e comunque al cibo e alle ricette, vorrei che uscisse un po’ anche Amalia, vorrei poter dire senza falsa modestia che ho sempre mal sopportato di essere stata una donna davvero moderna per i miei tempi”.
Un testamento per le donne che le invita all’autostima e a essere coraggiose.
Per saperne di più: “Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie", Ledizioni 2023.
Sara Sesti
Matematica, ricercatrice in storia della scienza
Collabora con l'Università delle donne di Milano
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