Fino alla fine degli anni Quaranta, si pensava che il genoma, il patrimonio genetico di un organismo presente nel nucleo delle sue cellule, fosse statico e immutabile. Ora sappiamo che alcuni elementi genetici, i trasposoni, sono invece in grado di spostarsi da una regione all’altra del genoma.
La scoperta di questi elementi, conosciuti come “jumping genes”, “geni che saltano”, è merito della biologa Barbara McClintock che, nei primi anni Cinquanta, facendo esperimenti sulle pannocchie di granturco, ha scoperto la loro esistenza, dimostrando che il codice genetico di ogni organismo è un elemento dinamico, stimolato dall’ambiente circostante.
La scienziata era nata ad Hartford, nel Connecticut (USA), nel 1902 e si era laureata in biologia alla Cornell University, dove aveva ottenuto il dottorato in citogenetica. La sua scoperta dei trasposoni ha rivoluzionato la genetica classica e ha modificato radicalmente la comprensione del differenziamento cellulare.
Per questo motivo, per molti anni, la sua scoperta fu messa in discussione dalla comunità scientifica più conservatrice che l’ha compresa e accettata solo negli anni Settanta. Infine, nel 1983, il suo lavoro è stato riconosciuto e celebrato con il prestigioso premio Nobel per la Medicina. Una dei pochi scienziati a vincere il premio da sola.
A metà degli anni Ottanta, il suo modo originale di ricercare ha trovato una particolare risonanza nel pensiero femminista, perché era un metodo “empatico”, molto diverso dal classico paradigma dell’oggettività scientifica.
Alla base c'era il suo straordinario talento nell'osservazione al microscopio: sembrava che le barriere tra lei e l'oggetto di studio non esistessero.
La scienziata disse una volta che durante le osservazioni al microscopio era come se essa stessa si trovasse all'interno della cellula e potesse guardarsi intorno. Questa modalità è stata definita da Evelyn Fox Keller, esponente di maggior spicco dell'epistemologia femminista, "sintonia con l'organismo".
Barbara McClintock ha incontrato molti ostacoli nella sua carriera, ma ha sempre proceduto con coraggio, rappresentando un caso raro nella storia della scienza in quanto ha sempre lavorato completamente da sola.
È deceduta a Huntington, New York, a novanta anni, nel 1992.
Per approfondire: "Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie", Ledizioni, 2023.
Sara Sesti
Matematica, ricercatrice in storia della scienza
Collabora con l'Università delle donne di Milano
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