“Nei prossimi giorni potrebbe arrivare in aula, alla Camera dei Deputati, il ddl sicurezza, una serie di norme che - come sostenuto dall'OSCE - rappresentano un attacco diretto allo stato di diritto”.
A dichiaralo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, associazione “per i diritti e le garanzie nel sistema penale”.
Il disegno di legge prevede, infatti, non solo la cancellazione del differimento obbligatorio della pena per le donne incinte o con bambini al di sotto di un anno di età che, quindi, finiranno in carcere, ma anche l'introduzione di un nuovo reato, quello di rivolta penitenziaria, che si applicherà anche ai casi di resistenza passiva e non violenta davanti a qualunque ordine impartito dal personale penitenziario.
“Se le persone detenute, ad esempio, dovessero rifiutarsi di rientrare in cella per protestare contro il sovraffollamento o condizioni al limite della legalità e della dignità, o si rifiutassero di adempiere ad un ordine illegittimo - prosegue Gonnella - potrebbero subire una pena fino a 8 anni di reclusione, con l'applicazione del 4-bis, ovvero l'esclusione dai benefici penitenziari, prevista inizialmente per reati di mafia e terrorismo”, che aggiunge “Se questa norma fosse approvata il rischio concreto è che alle persone detenute non resti che il proprio corpo per esprimere il disagio che vivono, con un possibile aumento di atti di autolesionismo e suicidi. Questo in un anno che, proprio a proposito dei suicidi, si sta rivelando drammatico. Sono stati finora 56, con un ritmo che ci proietta ben oltre gli 85 del 2022, l'anno più tragico”.
Intanto, nelle carceri italiane il sovraffollamento continua a crescere e il governo, anziché adottare provvedimenti per risolvere questa situazione inumana, si è limitato ad varare un disegno di legge che, una volta approvato, non porterà nessun concreto beneficio.
Adriana Spera