Primatologa ed etologa, ha rivoluzionato lo studio dei primati introducendo il concetto di “cultura animale” e ha modificato profondamente la concezione dei ruoli sessuali nell’evoluzione umana.
Jane Morris-Goodall è nata a Londra nel 1934 e ha dimostrato fin da bambina un grande amore per il mondo animale.
A 22 anni ha ricevuto l’invito di un’amica, trasferita in Africa, a raggiungerla e ha così incontrato il famoso antropologo e paleontologo Louis Leakey, studioso, insieme alla moglie Mary Nicol, di ominidi fossili e dei primati, le scimmie antropomorfe.
Convinto che una mente libera da influenze accademiche potesse fornire delle prospettive nuove alla nascente primatologia, le propose un programma di ricerca in Tanzania.
Nell’estate del 1960, Jane giunse nel parco di Gombe, sulle sponde del lago Tanganika per una missione che realizzava il sogno della sua infanzia. Dopo un periodo di difficile ambientamento, una giovane scimpanzé si avvicinò incuriosita alla studiosa, invogliata da una banana che Jane le porgeva: pian piano la introdusse nel branco e avviò con lei un’ amicizia che sarebbe durata per quasi 43 anni.
Sulla base dell’esperienza fatta in Tanzania, Jane ha ricevuto una laurea in etologia dall’Università di Cambridge nel 1965 e le sue scoperte sugli scimpanzé sono divenute nel tempo la base per tutte le ricerche sui primati.
Le numerose somiglianze con la specie umana - dieta, postura, struttura scheletrica, cervello, DNA e le affinità tra comportamenti: anche gli scimpanzé costruiscono e usano strumenti e apprendono dall’osservazione - hanno portato anche alla revisione della ricostruzione della vita degli ominidi, i nostri antenati.
In più la scienziata sconvolse gli etologi descrivendo la personalità e la capacità di “ragionare” degli animali, relazionando sulle loro emozioni e sottolineando le differenze tra gli individui: qualità che l’hanno indotta a definire il concetto di “cultura animale”.
Jane Goodall ha osservato inoltre che i piccoli degli scimpanzé rimangono con la madre per quasi 9 anni, durante i quali imparano ad imitarne la condotta e che, dopo aver acquisito la necessaria esperienza ed aver abbandonato la madre, tornano spesso a trovarla, mostrando un atteggiamento di “amore filiale”.
La diade arcaica madre-prole ha garantito nei millenni la continuità della specie sia per gli scimpanzé che per gli uomini, essendo le cure materne necessarie alla sopravvivenza.
Queste scoperte hanno portato quindi a una nuova visione dell’evoluzione umana: la struttura sociale matrilineare è ora l’ipotesi più accreditata.
Nel 1977, la scienziata ha fondato il “Jane Goodall Institute”, un’organizzazione no-profit internazionale, per sostenere ricerche sul campo, progetti di educazione ambientale, interculturale e di conservazione, concernenti gli scimpanzé e il loro habitat, messi in seri pericolo dagli interventi umani.
Autrice di numerosi libri, è protagonista di filmati come il documentario biografico “Jane”, del 2017, scritto e diretto da Brett Morgen, che racconta anche le sue vicende private, come il rapporto col figlio e i due mariti.
Per approfondire: “Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie", Ledizioni, Milano 2023.
Sara Sesti
Matematica, ricercatrice in storia della scienza
Collabora con l'Università delle donne di Milano
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