Chi sta realmente guidando lo sviluppo dell’intelligenza artificiale? E con quali garanzie etiche?
L’IA non è una tecnologia neutrale né un semplice strumento: è una forza trasformativa che ridefinisce il modo in cui governiamo, conosciamo, interagiamo e persino comprendiamo noi stessi. Eppure, il suo sviluppo procede a una velocità che supera la nostra capacità di regolare, riflettere, costruire principi condivisi.
Oggi, il motore principale dell’IA è alimentato da interessi geopolitici e logiche di profitto. Governi, big tech e investitori si contendono talenti, dati e potenza computazionale per conquistare vantaggi strategici. In questo scenario, il dibattito etico resta marginale, e manca una leadership capace di orientare l’innovazione verso il bene comune.
Il vero rischio? Che il futuro dell’IA venga deciso da pochi attori mossi da ego e rendite, mentre le implicazioni collettive – sulle disuguaglianze, la democrazia, la libertà – restano inascoltate. L’IA può aiutarci ad affrontare le grandi sfide del nostro tempo, ma solo se sarà guidata da trasparenza, giustizia sociale e rispetto dei diritti fondamentali.
Serve un cambiamento profondo: culturale prima ancora che tecnologico. L’intelligenza artificiale deve essere un’opportunità per tutti, non un’arma nelle mani di pochi. Non è solo una questione di progresso: è una questione di responsabilità.
Sara Sesti
Matematica, ricercatrice in storia della scienza
Collabora con l'Università delle donne di Milano
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