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Domenica, 13 Lug 2025

di Adriana Spera

L'agricoltura in Italia, e non solo, è in crisi. Si susseguono vertenze, l'ultima è quella dei pastori sardi, il cui denominatore comune è la mancanza di un progetto per un settore importante della nostra economia, le cui produzioni sono determinanti per la salute dei cittadini.

L'Italia fino a pochi anni fa era un paese essenzialmente agricolo e con una notevole varietà di colture.

Oggi si è persa memoria di quel recente passato, si tende a coltivare solo i prodotti più resistenti agli agenti esterni, ad intervenire con l'ingegneria genetica.

Il risultato è una produzione basata su poche varietà ortofrutticole, un'omologazione che cancella i sapori e la memoria storica alimentare.

Per fortuna vi sono iniziative controcorrente come il Salone internazionale del gusto, tenutosi a Torino dal 21 al 25 ottobre scorso e organizzato dal movimento culturale Slow Food, fondato nel 1989 da Carlo Petrini.

Una vetrina per chi, in Italia e nel mondo, attraverso la ricerca e la riscoperta di antiche colture abbandonate vuole valorizzare i prodotti locali, incentivare l'acquisto di prodotti freschi a km/0,  direttamente dal produttore al giusto prezzo.

Iniziative che affrontano i veri nodi della crisi del settore agricolo in un mercato sempre più concentrato nelle mani di pochi grandi distributori, che determinano unilateralmente il prezzo alla fonte e quello al consumatore facendo cartello.

Come consumatori siamo vittime insieme ai produttori, perché acquistiamo a 100 ciò che ad essi è stato pagato 10 e, per di più, molti giorni dopo il raccolto.

Lo Stato dal canto suo poco o nulla fa per il settore in generale, per contrastare il trend negativo, tanto meno provvede ad alcuna forma di sostegno per i coltivatori che coraggiosamente vanno alla riscoperta di antiche sementi.

D'altronde la vicenda della "banca del germoplasma" detenuta dal Cnr, di cui più volte si è occupato Il Foglietto, dimostra tutto il disinteresse del nostro governo che è in buona compagnia con altri Paesi. Anche “l'amico Putin” ha venduto il terreno su cui sorge la Pavlosk Experimental Station, che ospita migliaia di varietà di colture uniche al mondo.

Un andamento universale, ovunque ai campi si stanno sostituendo le costruzioni.

Viene spontaneo chiedersi: che mangeremo domani? Il cemento?

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