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Sabato, 29 Giu 2024

Oltre al Pil esiste un altro aggregato macroeconomico molto importante, il Reddito Nazionale Lordo (Rnl) che, non a caso, è utilizzato per determinare la quota che ogni Stato membro versa per il funzionamento delle istituzioni europee (Parlamento, Commissione, ecc.).

Il Pil rappresenta la produzione di beni e servizi effettuata all’interno del territorio economico di un Paese (reddito domestico). Il Rnl si ottiene aggiungendo al Pil l’ammontare dei redditi realizzati all’estero dai residenti di un Paese e sottraendo i redditi conseguiti dagli stranieri e inviati ai loro Paesi d’origine (reddito nazionale).

Quando il Rnl è maggiore del Pil possiamo parlare di Paesi ‘prenditori’, in quanto affluiscono ad essi più redditi di quelli che defluiscono verso l’estero, come è il caso della Germania (+165 miliardi di euro nel 2023) o della Francia.

Viceversa, se è il Pil ad essere maggiore del Rnl, il Paese ‘ceditore’ si impoverisce, in quanto i profitti della produzione transitano verso altri lidi. Nell’Eurozona è sintomatica la situazione di Irlanda e Lussemburgo, il cui reddito nazionale è di gran lunga inferiore al Pil, con una imponente fuoriuscita di redditi da capitale (rispettivamente -143 e -12 miliardi di euro nel 2022) che gli investitori esteri, attratti da un regime fiscale particolarmente favorevole, sottraggono alle risorse del Paese, danneggiando - con tale politica di ‘dumping fiscale’ - anche gli altri Stati dell’Eurozona.

In Italia, nel biennio 2020-2021 caratterizzato dall'emergenza Covid, il Rnl si è mantenuto superiore al Pil di 20-25 miliardi (+1,3%), raggiungendo i valori più alti della serie storica dal 1995.

Nel 2022, con le tensioni sui prezzi delle materie prime energetiche e la conseguente stretta monetaria impressa dalla Bce con l’aumento dei tassi di interesse, l’eccedenza rispetto al Pil si è ridotta a causa della maggiore spesa per interessi versati all’estero, rispetto a quelli incassati per investimenti fuori dall’Italia.

La tendenza è proseguita nel 2023, quando per la prima volta dal 2015 il Rnl è risultato inferiore al Pil per quasi 4 miliardi di euro (-0,2%). Lo scorso anno, a fronte di maggiori redditi netti da lavoro per 6,6 miliardi di euro e di un surplus di 1 miliardo di tasse sulle importazioni al netto dei sussidi, gli altri redditi di proprietà sono andati in negativo per oltre 11 miliardi, con gli interessi passivi che perdono 40 miliardi nei confronti dell’estero (superando il precedente di -27,5 miliardi nel 2008).

La spesa per interessi, soprattutto quella sul debito pubblico, che da anni stritola i conti pubblici e vanifica ogni sforzo di rilancio dell’economia, è quindi la causa principale dell’impoverimento dell’Italia, che dopo 7 anni è tornato ad essere Paese ‘ceditore’ di reddito all’estero.

Dal 1995 al 2023, la pubblica amministrazione (con l’emissione di titoli di Stato) e le imprese (che si finanziano sui mercati con le obbligazioni), pagano più interessi di quelli che ricevono. Solo nell’ultimo anno il saldo è stato di -73 miliardi, per la prima, e -11 per le seconde.

Dal canto loro, le famiglie e le società finanziarie, che investono in titoli di Stato e obbligazioni, fanno invece registrare saldi positivi, che nel 2023 sono stati rispettivamente di 24 e 20 miliardi

All’estero, anno dopo anno a partire dal 1995, sono però finiti 482 miliardi di euro di interessi netti, di cui quasi 40 nel 2023, un livello mai raggiunto in precedenza.

Il deflusso di ingenti risorse verso l’estero non sembra destinato a interrompersi, complice la politica monetaria della Bce, che nel giro di due anni ha portato i tassi di interesse da 0 a 4,5% e solo di recente ha imboccato la strada della riduzione, ma appena di un misero quarto di punto percentuale.

Nello scenario a legislazione vigente del Def, il Governo prevede che la spesa pubblica per interessi aumenti costantemente da 78,6 miliardi, per il 2023, ai 103,6 nel 2027 e anche per le imprese italiane, caratterizzate da una ridotta quota di capitale proprio, le cose non andranno meglio.

Negli anni a venire l’Italia sembra essere destinata a rimanere un Paese ‘ceditore’, con l’unica magra consolazione che spenderà un po’ meno, in relazione agli altri partner europei, per i costi di mantenimento delle istituzioni comunitarie.

Scomposizione del Reddito netto con l’estero (milioni euro, scala sx) e rapporto Rnl/Pil (valori percentuali, scala dx) – Italia 1995-2023
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat e Istat

Franco Mostacci
ricercatore statistico, analista economico, giornalista pubblicista
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