L’ultimo bollettino economico di Bankitalia contiene una interessante ricognizione sullo stato di attuazione dei cantieri Pnrr, dei quali si conoscono ampiamente le difficoltà dovute alla complessità delle procedure che molte amministrazioni, sia a livello centrale che locale, faticano a declinare con tempi coerenti con quelli imposti dall’Ue per l’utilizzo dei fondi.
Il discorso è noto e non serve ribadirlo qui. Semmai può essere utile ricordare con Bankitalia che nel dicembre scorso il Consiglio UE ha approvato una revisione del piano proposta dal nostro paese che ha creato una nuova missione, finanziata con 11 miliardi, e ha al contempo definanziato progetti parzialmente o completamente per 8,2 miliardi, per i quali il governo ha dovuto delineare coperture alternative.
Alcuni di questi interventi definanziati, per un valore di circa 6 miliardi, erano relativi a gare già bandite, tre quarti delle quali già aggiudicate con i tre quinti dei progetti già in fase di esecuzione.
Il 37% degli interventi definanziati, ricorda la Banca, riguarda il Mezzogiorno. Parliamo di 2,4 miliardi di gare che dovranno essere rifinanziate. Complessivamente “l’eliminazione dal Piano ha interessato il 70% delle gare bandite dai comuni, che valgono il 19% in termini di importo”, spiega la Bankitakia. Di queste, un terzo era già stato aggiudicato e un quinto era in fase di attuazione.
Gli interventi parzialmente definanziati, invece, ammontavano a circa 7,6 miliardi, per i quali la Banca non ha ancora informazioni.
Come finirà la storia dei fondi PNRR lo capiremo solo alla fine del 2026, sempre che nel frattempo non cambino le regole. Rimane un fatto, che incorpora un rischio: ossia la possibilità che al lungo elenco delle incompiute italiane per difetti burocratici si aggiunga anche quello delle incompiute da Pnrr. Speriamo di no, ma certo sarebbe una beffa, oltre al danno.
Maurizio Sgroi
giornalista socioeconomico
autore del libro “La storia della ricchezza”
coautore del libro “Il ritmo della libertà”
Twitter @maitre_a_panZer