L’ultimo rapporto Ocse sull’economia cresciuta attorno agli oceani ci racconta del notevole incremento di ricchezza generato da questo particolare segmento dell’economia internazionale, che nell’ultimo quarto di secolo (1995-2020) ha raddoppiato il suo valore passando da 1,3 a 2,6 trilioni di dollari. Un risultato che gli scenari base prevedono si confermi anche per il prossimo quarto di secolo, a meno che, ovviamente, non cambino sostanzialmente le coordinate che finora hanno retto l’espansione di questa economia.
Quanto a queste ultime, lo sviluppo dei 25 anni trascorsi si deve in molta parte all’estrazione di petrolio e gas offshore, al turismo marino costiero, nonché alle attività ittiche e anche al trasporto marittimo e portuale, che di fatto è uno dei nodi nevralgici della globalizzazione. Gli economisti hanno calcolato che queste attività abbiano contribuito fra il 3 e il 4% al valore aggiunto globale.
Adesso però lo scenario è molto cambiato dal quello degli anni Novanta. La globalizzazione, che non ha più molti estimatori e ormai la disaffezione non si limita più alla cattiva stampa, ma alle élite politiche che dovrebbero promuoverla. In più il panico da cambiamento climatico fa guardare con crescente sospetto al movimento dei cargo, che adesso vengono anche minacciati da possibili ritorsioni commerciali.
Sicché, in un altro scenario non si esclude che l’economia degli oceani possa regredire del 20% nei prossimi 25 anni, mentre nello scenario mediano, grazie a politiche green e innovazione hi tech, la perdita si potrebbe contenere. Ma in ogni caso rimarrebbe una contrazione.
Non è certo un caso. Come sa chiunque osservi la globalizzazione, una parte notevole del suo successo è dipesa dalla facilità con la quale si scambiavano merci e ci si muoveva per il mondo, e gli oceani sono stati, anche per la semplice ragione che ricopre la gran parte del nostro pianeta, il luogo dove si è vissuta questa globalizzazione. Se quest’ultima viene messa in discussione è evidente che anche l’economia degli oceani ne subirà le conseguenze.
Maurizio Sgroi
giornalista socioeconomico
autore del libro “La storia della ricchezza”
coautore del libro “Il ritmo della libertà”