di Rocco Tritto
Un uomo potente, ministro della Repubblica, rettore, presidente del Cnr, consigliere di amministrazione di grandi aziende, non ce l’ha fatta a bypassare una legge, per conservare una doppia poltrona prestigiosa.
Alla fine, travolto da una stampa, in particolare dal Corriere della Sera, che mai come questa volta non ha fatto sconti, ha dovuto rinunciare alla carica di presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, che gli era stata conferita lo scorso agosto dal ministro Gelmini.
Profumo ha dovuto mettere da parte i machiavellismi e scegliere: o di qua o di là.
L’incompatibilità era grande come una casa e poteva sfuggire solo a chi non voleva vedere. E a non volerci vedere, in questa vicenda, sono stati in tanti, soprattutto all’interno dell’ente, dove le potenti confederazioni sindacali hanno dovuto attendere due mesi, prima di diffondere un comunicato con il quale si sono limitati a chiedere ”chiarezza” sulla presidenza del Cnr.
A giocare un ruolo decisivo per la democrazia, per la legalità e per l’informazione sono stati Usi-Ricerca e Il Foglietto, che tempestivamente hanno messo il dito nella piaga, indicando la disposizione normativa che impediva a Profumo di perpetuare una palese incompatibilità, che lo vedeva nella duplice veste di controllore-controllato.
Ora è auspicabile che, nella veste di ministro vigilante, egli dia una guida di sicuro valore al Cnr, una guida in grado di rilanciare l’ente e di ridare dignità, vigore e risorse a tutta la comunità scientifica, che da anni attende la realizzazione di un riordino, che appare sempre più un’araba fenice.