Redazione
Sbaglia chi crede che negli asettici quanto austeri saloni di palazzo Spada, sede del Consiglio di Stato, massimo organo della giustizia amministrativa, approdino questioni che richiedono l’approfondita conoscenza dei manuali del diritto.
A volte, infatti, ci si può imbattere in diatribe che sarebbero facilmente risolvibili con un po’ di buonsenso, senza scomodare i luminari del giure.
E’ il caso di una candidata a un posto di allieva agente di Polizia, esclusa dalla procedura concorsuale per la presenza di un tatuaggio sul collo del piede. Il Tar non ha voluto saperne e ha rigettato il ricorso della concorrente, che non si è data per vinta e si è rivolta in appello al Consiglio di Stato, che ha premiato la sua perseveranza, ammettendola al concorso in quanto “il tatuaggio situato sul collo del piede risulta di modeste dimensioni e non deturpante e l’appellante si è già rivolta ad uno studio di chirurgia estetica per rimuoverlo con una serie di specifici trattamenti”.