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Mercoledì, 03 Lug 2024

di Adriana Spera

La tragicommedia elettorale alla quale stiamo assistendo in questi giorni potremmo intitolarla, come il celebre film di Ettore Scola, “C'eravamo tanto amati”, visto che non passa ora in cui coloro che ci hanno governato e sottratto le ultime risorse e i pochi diritti rimasti non si lanciano accuse reciproche.

Sembra che nessuno, ma proprio nessuno dei partiti al governo abbia votato l'Imu, i provvedimenti che hanno innalzato la pressione fiscale, le famigerate leggi Fornero, che uccidono ogni speranza di futuro per le nuove generazioni.

Su una sola cosa sono tutti d'accordo: la patrimoniale non s'ha da fare.

Tutti promettono miglioramenti, revisioni e abrogazioni, seguendo il ben noto e triste copione che si ripete da sempre in questo paese durante ogni campagna elettorale, che vede la sfilata di illusionisti e imbonitori.

Al milione di nuovi posti di lavoro che attendiamo da vent'anni, si andranno ad aggiungere anche queste ulteriori promesse di Pulcinella.

Ma, si sa, gli italiani hanno la memoria corta, tant'è che non si indignano più di tanto quando qualcuno dice che Mussolini, a parte le leggi razziali, per il resto fece cose buone. D'altronde, a dirlo è lo stesso personaggio che aveva definito il confino una vacanza.

Sarà per questa smemoratezza, poi, che nessuno coglie la gravità delle affermazioni del premier in carica, che in caso di insuccesso della sua lista ipotizza un rialzo dello spread. E’ la conferma, forse, che la speculazione sui titoli pubblici del settembre 2011 è stata eterodiretta? Che si è trattato di un “golpe finanziario”, posto in essere dal gotha della finanza europea, che tanto pesa sulle decisioni dell'eurogruppo e delle cancellerie del vecchio continente? Oppure è una semplice previsione?

Non si hanno dati per trarre conclusioni incontrovertibili, ma esse appaiono certamente come esternazioni al di fuori del quadro costituzionale. Se l'elettore italiano fosse attento a tutto ciò che accade attorno a noi, non dovrebbe votare nessuna delle forze politiche che ci hanno governato negli ultimi 14 mesi. Ma si sa, spesso l'italiano è votato al martirio: ha vissuto la ventennale dittatura fascista; poi mezzo secolo di Dc e, infine, un altro ventennio parafascista.

Oggi, l’auspicio è quello di non avviarci verso un ventennio di tecnocrazia, anche perché l'assaggio che abbiamo avuto è stato a dir poco amaro.

Le “riforme” del governo Monti, in dodici mesi, hanno prodotto: una caduta del Pil del 2,6%, nel 2012 (e il Fmi ipotizza un altro 1% nel 2013); il calo dei redditi disponibili per le famiglie che, al netto dell'inflazione e a salari bloccati, ha determinato un calo dei consumi del 3,9%, facendo scendere all'8% la propensione al risparmio delle stesse famiglie, mentre il rapporto debito/reddito resta al 65%; la crescita della disoccupazione al 11,5% (ma  quella giovanile è al 33,9%); il debito pubblico è salito al 126,7% del Pil (la spesa per interessi sul debito dal 5 al 5,5%) mentre le entrate fiscali sono aumentate dal 46,6% al 48,9% del prodotto (in gran parte a causa dell'Imu) e il debito della P.A., nonostante la spending review, è salito di 68,9 mld; la spesa sociale è stata tagliata mediamente del 75%, con l’azzeramento o quasi di quella per i disabili.

Insomma, un disastro. Eppure, ci è venuto a dire: “Salgo in politica perché  la mia azione risanatrice è indispensabile”.

A chi obietta che, grazie al premier Monti, è stata restituita dignità all'immagine dell'Italia nel mondo, sentiamo di rispondere: e la dignità dei cittadini italiani, tartassati e precari, dove è finita?

Ci auguriamo che, per una volta, gli italiani guardino ai dati obiettivi, ai risultati devastanti prodotti nell'economia, in particolare, dai provvedimenti di quest'ultimo e del precedente governo e scelgano di conseguenza, non premiando nessuna delle forze politiche corresponsabili di quelle scelte.

E' questo l'unico voto utile che possono dare per se stessi, per il futuro, per la dignità dei propri figli.

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