di Rocco Tritto
La mala gestio della cosa pubblica sembra essere un morbo endemico della nostra comunità.
Ciò che sta riempiendo le pagine dei giornali in questi giorni a proposito della gestione della Protezione Civile, che è, al di là di ogni ragionevole dubbio, l’unico ente pubblico del paese (che ora sta per diventare spa) autorizzato dalla legge a operare fuori da ogni legge, non ci turba più di tanto.
E non perché ci abbiamo fatto il callo, ma solo in quanto da tempo siamo arrivati alla conclusione che il rifiuto di ogni regola di controllo sull’utilizzo delle risorse pubbliche è praticamente impossibile da estirpare e la cultura che sta alla sua base è ben radicata nel paese.
Eppure, la trasparenza e la correttezza amministrativa dovrebbe essere al primo posto nella gestione degli enti pubblici finanziati dallo Stato.
Che la struttura Grandi eventi, messa in piedi per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia, presentasse una qualche anomalia, l’avevamo capito anche noi dell’Usi/RdB, nel momento in cui tra le opere celebrative era apparsa anche la nuova sede dell’Istat da realizzare a Roma, nel quartiere di Pietralata, e che avrebbe così beneficiato di procedure rapide, sommarie, senza vincoli pressanti, come se si trattasse di un’opera emergenziale.
Molti lettori ricorderanno che nel 2008 la pronta, e come sempre solitaria, reazione del nostro sindacato e del Foglietto attirò l’attenzione della grande stampa, in particolare dell’Espresso e del Corriere della Sera, che svolse il proprio ruolo con tanta perfezione da far sparire in breve tempo l’Istat, nato nel ventennio fascista, dall’elenco degli enti con una storia degna di rinverdire lo spirito risorgimentale del nostro paese.
Quello sì fu un grande, isolato, evento.