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Giovedì, 02 Mag 2024

Se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere. E sì, proprio così, dopo aver letto il testo dell’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto (184 pagine) per il triennio 2016-2018, dei lavoratori del comparto Scuola e Ricerca - che comprende anche Università (esclusi docenti e ricercatori), Aziende ospedaliero-universitarie e Afam (Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica) - sottoscritto da Aran, Cgil, Cisl e Uil, lo scorso 9 febbraio, alle 7:45 del mattino, dopo una riunione non-stop (sic!), iniziata alla 14:30 del giorno precedente.

I titoli dei giornali si sono sprecati nel dare risalto agli entusiastici tweet delle ministre Madia e Fedeli, ma non ai commenti estremamente negativi agli stessi.

Quanto all’ammontare degli incrementi stipendiali del personale interessato, inutile dire che si appalesano a dir poco offensivi, ancor più se si considera che arrivano dopo nove anni di blocco contrattuale, introdotto dal governo Berlusconi (decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78) e perpetuato dai governi che si sono succeduti e che sarebbe stato mantenuto sine die se non fosse stato rimosso, solo perché incostituzionale, dalla Consulta, con sentenza n. 178, pubblicata in Gazzetta ufficiale il 29 luglio 2015.

Limitandoci, in questa sede, a commentare le cifre che riguardano i circa 25 mila dipendenti degli enti pubblici di ricerca, ma che sono perfettamente in linea con quelle delle altre realtà che afferiscono al comparto, occorre subito precisare che gli importi diffusi da stampa e televisioni sono al lordo delle imposte, per cui, l’incremento mensile medio previsto per il 2016, per il personale tecnico-amministrativo (vedasi Tabella A3.1, allegata al ccnl) sarà meno di 6 euro netti (circa 20 centesimi di euro al giorno); per il 2017, sono previsti altri 12 euro, per cui l’incremento mensile medio netto “salirà” a 18 euro (60 centesimi al giorno); per il 2018, ma solo dal 1° marzo, se ne aggiungeranno, sempre in media, altri 40 euro scarsi. A regime, l'aumento contrattuale sarà intorno ai due euro al giorno, includendo anche l'incremento dell'indennità di ente annuale.

Per il personale inquadrato nei primi 3 livelli professionali (vedasi Tabella A3.2), gli incrementi stipendiali sono stati determinati in base alla fascia di anzianità posseduta.

Ad esempio, per un livello terzo (ricercatore o tecnologo) con fascia di anzianità 8-12 anni, l’incremento mensile al netto della tassazione (aliquota marginale del 38%), sarà di circa 6,5 euro (poco più di 20 centesimi al giorno) per il 2016; per il 2017, si aggiungono circa 14 euro netti (e si arriva a 67 centesimi al giorno); per il 2018, ma sempre dal 1° marzo, all’incremento stipendiale del 2017 si aggiungeranno 42 euro netti. Sommando anche l’incremento dell’Indennità di valorizzazione professionale, l’aumento netto a regime sarà di 2,20 euro al giorno.

Da segnalare, poi, che per i livelli VII e VIII, l’art. 85 (Tabella D3 - Elemento perequativo)  prevede – solo per 10 mensilità (fino alla fine dell’anno) – un contributo di 11 e 16 euro rispettivamente, a compensazione della quota degli 85 euro di renziana memoria.

Gli arretrati, ipotizzando un adeguamento delle buste paga ad aprile prossimo, riguarderanno 13 mensilità del 2016, altrettante del 2017 e 3 del 2018. Per cui, nelle tasche dei tecnici-amministrativi andranno complessivamente, in media, circa 350 euro netti; in quelle di un livello III (ricercatore/tecnologo), fascia 8-12 anni di anzianità, ne finiranno, invece, circa 450.

Da ultimo, sul piano normativo, con l’art. 67 dell'ipotesi di contratto ccnl sottoscritto nei giorni scorsi (perché diventi definitivo, deve essere ratificato dal governo e dalla Corte dei conti), si intravede la possibilità di rivedere il sistema di classificazione professionale al momento vigente negli enti di ricerca, che risale al Dpr 171/1991, con la costituzione di una Commissione paritetica presso l’Aran, che dovrà concludere i propri lavori entro luglio di quest’anno (termine ordinatorio e non certo perentorio). Alla luce delle tabelle di equiparazione (al ribasso) già predisposte con il Dpcm 26 giugno 2015, di cui la nascente Commissione non potrà non tenere conto, almeno per il personale tecnico-amministrativo non c’è di che stare tranquilli.

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