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Sabato, 13 Dic 2025

Siccome domani è l’ultimo venerdì prima dell’avvento della nuova legislatura, e quindi della Quaresima che seguirà al carnevale elettorale, decido di ignorare tutte le suggestioni economiche, come quella diffusa da Eurostat, grazie alla quale scopro che in Irlanda il salario minimo è più alto di quello di un impiegato anziano in Italia

o quell’altra che l’inflazione continua a rimanere bassa, per la gioia del nostro debito pubblico e della nostra crescita nominale e il tripudio degli amanti del QE.

Decido, invece, di lasciarmi sedurre dal chiacchiericcio politico riportando la vera notizia, che è quella che riassume, col grande genio tipico di chi l’ha diffusa, lo spirito della nostra ultima campagna elettorale e, quindi, del nostro paese.

Prima vi dico cosa, poi chi (indovina indovinello): “Ho proposto un ministero per la terza età: gli italiani in questa fascia sono una moltitudine, serve un dicastero che si occupi dei loro problemi. Per loro proponiamo anche un aumento della pensione a mille euro”. Vedete che - gratta, gratta - trovi sempre l’economia nel fondo dell’urna?

E chi sarà mai questo eroe del nostro tempo?

Certo, l’avevate già capito. Il Nostro deve aver sbirciato le statistiche demografiche e dev’essersi accorto che il 22% e passa dei cittadini italiani sono ultra65enni e, probabilmente, sono gli unici che si prenderanno il disturbo di votare. E perciò, ecco il lampo di genio: un ministero tutto per loro, che studi il modo di farli stare sempre meglio, visto che non stanno bene abbastanza, in un paese che ha un enorme bisogno di loro.

Ma al di là delle aride convenienze, la trovata del Cavaliere è la metafora meglio riuscita del grande problema che affligge il nostro paese: il rischio di senilità precoce che affligge i nostri giovani. Un enigma che agita le menti dei più grandi scienziati del pianeta. Sarà colpa dell’aria, del cibo, dell’acqua o, forse, dell’educazione, della storia o della geografia; dell’economia, della politica o della religione, ma in Italia i giovani diventano vecchi prestissimo. A vent’anni sono già maturi per la pensione. Sognano da pensionati pure da svegli.

Non ci credete? La sindrome è nota nei consessi più qualificati e ha generato anche strascichi istituzionali. Qualcuno si ricorda del ministero della gioventù? Già, nessuno. Era stato istituito nel (non troppo) lontano 2008. Indovinate da chi?

Sempre lui appunto. Prima di quell’esperienza determinante, si ricorda lo scialbo ministero delle politiche giovanili e attività sportive, di un paio di anni prima, che mostrava con l’associazione sport&gioventù di non avere alcuna dimestichezza con la complessità della questione giovanile, e poi un dicastero sui problemi della gioventù, nel secondo governo Andreotti, fra il 1972 e 1973, quando i giovani erano numerosi più o meno quanto gli anziani di oggi ed erano sicuramente problematici e sembra siano rimasti problematici anche da vecchi, visto che si continua a parlare solo di loro.

Ma il ministero per la gioventù propriamente detto risale a dieci anni fa. Fu impersonato da una giovane ministra e durò un paio di anni. Il governo successivo incorporò la questione giovanile nel ministero per la cooperazione internazionale e l’integrazione, manco i giovani fossero extracomunitari, quello successivo nelle pari opportunità e sport (di nuovo) e, infine, l’attuale governo ha consegnato la questione giovanile al ministero del lavoro e delle politiche sociali, retto da un ministro pettinatissimo, che deve aver pensato ai giovani quando nel 2014 liberalizzò i contratti a termine, provocando un incredibile boom dei lavoratori temporanei.

Nel corso della sua odissea, durata dieci anni come quella di Ulisse, finalmente il ministero della gioventù ha ritrovato la sua Itaca. Si è trasformato nel ministero della vecchiaia. Silenziosamente. E, soprattutto, precocemente.

A dopo le elezioni!

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giornalista socioeconomico - Twitter @maitre_a_panZer

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