di Rocco Tritto
Puntuale come un orologio svizzero, sabato scorso è arrivata l’esternazione settimanale del ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta.
Niente affatto limitato dalla campagna elettorale per il posto di primo cittadino a Venezia, il ministro fantuttone questa volta ha deciso di intervenire sull’antico malcostume italico delle raccomandazioni nei pubblici concorsi.
Brunetta non ha dubbi sul come sconfiggere il riprovevole fenomeno: basta ricorrere ai concorsi “chiavi in mano”, affidandosi alla società privata, a capitale pubblico, Formez Italia, che opererebbe in stretta sinergia con l’Università privata Luigi Bocconi di Milano.
"Stiamo lanciando un programma che si chiamerà 'Vinca il migliore' - ha dichiarato Brunetta - per offrire a tutti gli enti pubblici, centrali e periferici, dal piccolo comune al grande, il nostro servizio chiavi in mano per la realizzazione di concorsi”. L'obiettivo dichiarato è innanzitutto quello di porre un freno alle raccomandazioni e, poi, di risparmiare tempo e denaro.
Se il secondo obiettivo potrebbe anche essere raggiunto, di difficile se non impossibile approdo appare il prmo. In realtà, in un paese dove la pratica della raccomandazione è culturalmente ben radicata e praticata a ogni livello, l’estemporanea proposta di Brunetta si appalesa velleitaria e fuorviante.
Per dimostrarlo basta ricodare che in questi anni, in tema di appalti pubblici (che sempre concorsi sono) alcuni enti, proprio per risparmiare e evitare “pressioni”, hanno delegato al Provveditorato alle Opere Pubbliche il ruolo di stazione appaltante, per la realizzazione dell’opera “chiavi in mano”.
Pressioni e raccomandazioni sono state debellate? Dalla lettura delle intercettazioni, pare tutt’altro.