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Venerdì, 05 Dic 2025

In questi giorni è all’esame del governo il cosiddetto “decreto legge sostegno”. Quelli del governo Conte erano “decreti ristori” ma, in omaggio alla discontinuità tanto reclamata dalla destra di Berlusconi e Salvini e dai renziani, Draghi ha cambiato la parola. La sostanza è sempre quella: gli aiuti da continuare a dare a tutti quelli che stanno subendo perdite economiche per la pandemia.

In questo decreto di sua altezza Draghi ci sarà anche la rottamazione delle cartelle esattoriali, cioè l’eliminazione dei crediti dovuti all’Agenzia delle Entrate, cioè all’erario fiscale, da parte dei cittadini insolventi. La materia è complessa e riguarda vari anni e non è qui il caso di esaminarla dettagliatamente. Basti dire che è un terreno dove si misurerà l’orientamento del governo e, soprattutto, la promessa fatta da Draghi in parlamento di una politica fiscale all’insegna della progressività e della lotta all’evasione con “un rinnovato e rafforzato impegno”, disse.

Inoltre, questa sarà anche l’occasione per Leu-Pd-M5s, che sono maggioranza nel governo e nel parlamento, di far pesare tutta la loro forza e iniziativa dimostrando nel concreto che nella compagine di Draghi non ci stanno da sudditi con il cappello in mano ma da protagonisti, soprattutto in materia di equità fiscale.

La rottamazione in questione può avere due esiti opposti. Una pulizia - come dice la sottosegretaria di Leu all’economia Cecilia Guerra - di crediti ormai inesigibili di persone decedute o fallite in anni ormai lontani e un concreto aiuto a chi ha subito gli effetti pesanti della pandemia entro un certo reddito, oppure - come reclamano Berlusconi, Salvini e loro accoliti - trasformarsi in un maxi condono fiscale per i soliti noti. I leader della destra lo chiamano “pace fiscale” per non urtare i sentimenti di chi le tasse le paga fino all’ultimo centesimo. La partita si gioca nel campo complicato di norme tecniche, di soglie di esenzione, di anni da annullare ecc.. Ma il risultato deve essere chiaro e lampante: il condono richiesto dalla destra non deve passare.

La questione fiscale è particolarmente sentita dai cittadini, soprattutto da lavoratori dipendenti e pensionati. La pandemia ha acuito questa sensibilità perché le persone hanno toccato con mano come sia importante, per tutti, il servizio sanitario nazionale e come ne abbia usufruito anche chi con evasioni ed elusioni non ha contribuito a mantenerlo. La sinistra al governo dovrebbe non solo impedire i condoni voluti dalla destra ma passare all’offensiva in tema fiscale. Va bene una riforma all’insegna della progressività, ma intanto va dato un segnale forte da parte del governo verso l’equità e la lotta alla disuguaglianza. L’altro giorno l’Istat ha certificato la crescita della povertà e delle disuguaglianze nel nostro paese causa la pandemia: 1 milione di poveri in più e 335 mila famiglie in più in povertà assoluta.

Ebbene, perché la sinistra non pone all’ordine del giorno del governo il contributo di solidarietà a carico delle 3000 persone più ricche? E perché non chiede con forza che il ricavato di questo contributo – circa 10 miliardi con il 2% di tassazione straordinaria al di sopra di un patrimonio di 50 milioni di euro - vada a sostegno dei poveri e degli indigenti?

Sarebbero proprio da vedere Berlusconi, Salvini, Renzi e Meloni opporsi a una simile proposta. E sarebbe da vedere cosa direbbe Draghi in proposito.

Su, coraggio, signori progressisti, fate il vostro mestiere.

Aldo Pirone
https://www.facebook.com/aldo.pirone.7

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