di Rocco Tritto
L’Italia detiene, almeno in Europa, il poco invidiabile primato delle opere pubbliche incompiute: regolarmente finanziate, mai iniziate o iniziate, ma non portate a termine.
Strade, superstrade, ospedali, scuole, asili nido, tante per citarne alcune, che si preferisce finiscano alla malora, anziché ultimarle e destinarle alle funzioni sociali per le quali erano state avviate e finanziate. Il danno all’erario e alla comunità è incalcolabile ma, in disparte qualche intervento sanzionatorio - tra un condono e l’altro - della Corte dei conti, l’andazzo sembra immutabile e a farci caso non c’è quasi più nessuno, come se il tutto rientrasse nella norma.
Nel lungo elenco delle incompiute è ora entrata a pieno titolo anche la sede dell’Istat, che si sarebbe dovuta realizzare dopo un’attesa di mezzo secolo (vedere articolo a fianco). Più di tre anni fa, l’ente statistico ha comprato il terreno, l’ha fatto recintare, ci ha fatto sondaggi archeologici, geologici e anti bombe, ed anche il progetto preliminare. Poi, anziché procedere per le vie ordinarie, tracciate dalla legge, ha cercato la scorciatoia ottenendo l’inserimento dell’opera tra quelle celebratrive del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
L’opera, dunque, avrebbe dovuto realizzarla, a tempo di record, entro la fine di quest’anno, e senza tanti ostacoli burocratici, la struttura di Missione diretta da Angelo Balducci, quello che da mesi è agli arresati per vicende di appalti alla Maddalena, dove si doveva svolgere il G8. In via Balbo, dopo che la scorciatoia è diventata impraticabile, anziché cercare di recuperare il tempo perduto, tutto sembra essersi fermato.
Preludio dell’ennesima incompiuta.