Settantotto anni fa, il 6 agosto, una bomba termonucleare veniva sganciata dagli USA su Hiroshima e uccideva 166mila persone. Tre giorni dopo, il 9 agosto, toccava a Nagasaki, con 88mila vittime.
I media hanno dato poco o nullo spazio al ricordo di quelle tragedie. Invece, credo che ricordare il livello raggiunto dalla capacità distruttiva dell'umanità sia un dovere quanto mai importante oggi, con una guerra in atto, a cui peraltro partecipiamo, mentre i governi europei non adottano iniziative per farla cessare.
Non entro nel merito della questione se la guerra nel '45 fosse oramai finita e se quelle stragi potessero essere evitate al Giappone, che per prima scatenò il conflitto contro gli USA.
Ritengo importante che si discuta sulle responsabilità degli scienziati e della scienza, e di quanto il nucleare "civile" sia produttore del plutonio, materia prima per l'atomica. Penso all'India e al Pakistan che sono divenute potenze nucleari grazie alle centrali civili… penso alla Corea del Nord che ha l'atomica… e all'Iran che è ad un passo dall'averla. Penso all'Iraq di Saddam Hussein e alla Libia di Gheddafi: paesi che hanno petrolio, metano e potenziale solare più di qualsiasi altri e che si accingevano a installare centrali nucleari.
Un'Europa che non è impegnata per la pace, per un corpo militare di polizia comune, per il disarmo nucleare effettivo, per il mondo, non è quella che abbiamo sognato.
Torno all'informazione: vediamo se il 9 agosto si parlerà dell'anniversario della strage di Nagasaki e se ci sarà un qualche approfondimento. Non turberà i vacanzieri.
Giovanni Damiani
Presidente G.U.F.I. - Gruppo Unitario Foreste Italiane
Già Direttore di Anpa e già Direttore tecnico di Arta Abruzzo