Vi è una parte degli italiani la cui cultura di destra è essenzialmente legata all'interesse personale. Naturalmente questa cultura ha più stratificazioni intellettuali e si manifesta anche su terreni culturali complessi e, per così dire, superiori, fino ad esprimersi attraverso alcuni intellettuali nelle scienze antropologiche, filosofiche, sociologiche, psicologiche.
Inoltre sarebbe da distinguere qualitativamente una cultura di destra ma liberale nelle sue varie articolazioni da quella che liberale non è. Il reazionarismo dal conservatorismo e questi dal moderatismo. Come del resto anche nell'area cosiddetta progressista sono varie le espressioni e le culture che l'abitano; da quelle più radicali a quelle più moderate. L'opportunismo e il trasformismo, riesploso nella seconda Repubblica, poi ha infettato anche quelle di sinistra pur trovando sede stabile in quelle di destra.
Tutte queste sovrastrutture e i loro gradi, per dirla con Gramsci, inoltre hanno subìto varie trasformazioni storiche, condizionamenti, influenze reciproche e tutte hanno pesato in vario modo sulle vicende storiche del paese e dalle medesime in qualche modo sono state prodotte.
Detto questo in premessa, per dire della complessità della questione delle sovrastrutture culturali, quando vengono al dunque grandi problemi come quelli dell'immigrazione l'intelligenza politica di sinistra e progressista, soprattutto quella di origine marxista, deve sapere che il "buonismo" non basta soprattutto non basta contro il "bar Italia".
Non basta l'appello, sempre doveroso, ai buoni sentimenti umanitari della fratellanza, dell'integrazione derivanti dalle ascendenze internazionaliste, per altro molte volte contraddette dai comportamenti concreti. Non basta rammentare la Costituzione, i regolamenti e le leggi europee e i magistrati che le ossequiano. E non bastano, a questo proposito, neanche i continui e doverosi richiami di Papa Francesco, ai precetti e comandamenti cristiani dell'accoglienza.
Ci vuole qualcosa di più che parta proprio da quell'interesse personale ed egoistico che nella destra illiberale e di massa detta opinioni, paure, comportamenti e molteplici fobie anti immigrati che, a volte, tracimano anche in chi di destra estrema non è per diventare senso comune.
Questo qualcosa è la convenienza personale e sociale dell'immigrazione.
Non che la cosa non sia menzionata da un fronte abbastanza vasto dalla sinistra, dai progressisti e dagli stessi moderati delle opposizioni ma deve assumere il profilo di un leitmotiv, soprattutto a sinistra e continuamente spiegato con dati ed esempi concreti. E non perché questo sia sufficiente di per sé a determinare un atteggiamento popolare di destra diverso ma almeno a contrastarne le paure e pulsioni xenofobe instillate dalla destra leghista e post fascista che parla di "invasione" e "sostituzione etnica".
È solo un tasto dei molteplici che una sinistra coerentemente progressista e forze di ispirazione cristiana devono battere continuamente per dare solidità sociale agli ideali di internazionalismo e di fratellanza umana e per sgretolare la narrazione della destra meloniana-salviniana e l'innegabile consenso che trova in una parte dell'elettorato di destra.
La cosa non viene esplicitamente detta ma per molte persone di questo elettorato cui, il "cattivismo" di governo è bene accetto e persino invocato, il fatto che gli immigrati siano sigillati fra persecuzioni e violenze molteplici in paesi come la Tunisia, la Libia, la Turchia, il Marocco, stati del Sahel o anche più a sud dell'Africa, interessa poco o nulla e forse interesserebbe poco o nulla anche se morissero in mare o presi a cannonate da qualche blocco marittimo, tanto invocato dalla premier Meloni che, per chiarire i suoi orientamenti in proposito, ha detto che a lei non interessa la redistribuzione degli immigrati in Europa ma che non partano proprio.
Chi riempirà il nostro vuoto demografico? I molteplici lavori cui mancano le persone qualificate? Chi pagherà le nostre pensioni? Chi baderà ai nostri vecchi? Chi ripopolerà i nostri borghi abbandonati? Su questi tasti bisogna battere con continuità.
E particolare rilievo deve avere il dato che sono molti di più gli italiani, soprattutto giovani, che emigrano all'estero (123.000 nel 2022), degli immigrati stranieri che arrivano (124 mila circa al 13.9 2023), perché molti di loro non restano in Italia ma vanno nel nord Europa.
Ricordo che il sociologo Franco Ferrarotti all'inizio del fenomeno immigratorio più di trent'anni fa usava dire: "Abbiamo chiesto braccia e sono arrivate persone".
Quelle braccia, inseparabili dalle persone, ci servono per il nostro bene personale e sociale. Servono anche a chi è di destra.
Aldo Pirone
scrittore e editorialista
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