Prima l'Argentina con la vittoria di Milei poi l'Olanda con quella di Wilders. Naturalmente, le due vittorie dell'estremismo di destra hanno un peso diverso. La prima avviene in un paese del sud America dove il populismo ha una lunga presenza storica, dal peronismo del duo Peron ed Evita in poi. Ma con Milei siamo al populismo estremo, nella sua reincarnazione in marca ultra liberista e fascista.
Quando nel sentimento popolare si afferma che è "meglio un pazzo che un ladro", si è alla frutta della democrazia. Del resto, la democrazia se non assicura oltre alla libertà anche il benessere e il progresso sociale, anche soltanto relativo, viene meno ai suoi compiti. In Argentina il 140% dell'inflazione, un impoverimento diffuso e una crisi permanente dell'economia indubbiamente sono stati i primi fattori della vittoria di una disperazione che ha portato a rivolgersi al "loco" della motosega.
La vittoria dello xenofobo sovranista Wilders in Olanda ha un significato più pesante e vicino. Avviene in un paese fondatore dell'unità europea che fa parte della Ue, di grande civiltà e tolleranza religiosa, di democrazia consolidata, di libertà civili diffuse e radicate. Il motivo trainante della vittoria relativa di Wilders a quanto pare è stata l'immigrazione, soprattutto islamica, ma non deve essere stato il solo. I tasti toccati dai sovranisti sono diversi da paese a paese ma la musica è sempre quella: nazionalismo allo stato estremo.
Prima dell'Olanda, in Europa, c'erano già stati i voti di Finlandia, Svezia, Slovacchia e in contro tendenza quelli di Spagna e Polonia. È evidente che in ogni paese i risultati vittoriosi dell'estrema destra sovranista xenofoba e fascistoide o quelli di un suo arresto, anche là dove governava da lungo tempo (Polonia), debbono essere analizzati in base alle condizioni politiche specifiche e alla storia di ogni singolo paese ma una cosa appare chiara: il sovranismo è vivo e lotta contro di noi.
Il suo obiettivo non è un'Europa forte politicamente e economicamente solidale ma semplicemente un suo disfacimento approfittando anche delle stesse contraddizioni, lentezze e vergognose incertezze (immigrazione e tante altre cosacce) delle forze cosiddette europeiste. La prossima prova generale del sovranismo fascistoide saranno le elezioni europee.
Esso si riaffaccia bellicoso nel cuore stesso dell'impero, cioè gli Stati Uniti. Lì il trumpismo non è affatto morto e Trump, nonostante tutto quel che ha combinato, si ripresenta come possibile vincitore alle elezioni del 2024 contro il traballante, in tutti i sensi, democratico Biden. Non a caso Trump ha subito gioito per la vittoria del "loco" Milei; "sono fiero di te", gli ha mandato a dire.
Il sovranismo nazionalistico e xenofobo non è una questione solo europea ma occidentale. Come accadde per il fascismo nel secolo scorso l'infezione va fronteggiata nelle sue molteplici espressioni e specificità nazionali e con una corrispondente combinazione di alleanze fra forze democratiche.
Ma per combatterlo occorre anche avere piena consapevolezza da cosa il sovranismo xenofobo e fascistoide è stato aiutato a risorgere più turgido che mai.
Due cose vanno considerate, intrecciate tra loro.
Gli effetti perversi che la globalizzazione neoliberista ha avuto sulle classi medie, su quelle operaie e popolari in Occidente, che debbono essere rovesciati e il personale politico che quegli effetti ha promosso, perfino osannato, nei singoli stati e che va cambiato. Un personale politico, anche della sinistra subalterna, che ha scavato la fossa alla stessa democrazia a fronte della spinta sovranista alla democratura autoritaria illiberale e anti progressista; non solo sul piano dello stato di diritto ma su quello sociale. Anzi, è partito proprio da quello sociale per arrivare allo stato di diritto.
Non farlo lascia campo ai "loco", ai Bolsonaro, ai Wilders ed è suicida pensare, come hanno fatto le forze moderate e conservatrici in Olanda eredi di Rutte, che rincorrere la destra xenofoba possa salvarli. Se si sceglie di essere fotocopia dell'originale la gente, poi, vota l'originale.
Contro il sovranismo xenofobo e fascistoide è evidente che la sinistra progressista debba combattere promuovendo una larga convergenza anche con tutte le forze anti sovraniste, anti xenofobe, antifasciste. Ma questa alleanza larga deve avere come fondamento una revisione delle politiche liberiste e antisociali del "conservatorismo compassionevole" che hanno causato la rinascita del mostro nel cuore delle società occidentali.
Perché, come diceva Brecht, "il grembo da cui nacque è ancor fecondo".
Aldo Pirone
scrittore e editorialista
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