Ieri, il Presidente del Senato, il post fascista La Russa, nella cerimonia di ricordo del binario 21, presente la senatrice Liliana Segre, da cui partivano i treni merci carichi di ebrei per Auschwitz e gli altri campi di sterminio, ha svicolato di fronte alla domanda se si sente antifascista. Per uno che tiene in casa i venerati busti di Mussolini è normale. Scappando, secondo la migliore tradizione fascista, ha detto che non "bisogna svilire queste occasioni con queste cose", cioè con la domanda del giornalista surricordata.
E già, secondo La Russa ricordare il ruolo che ebbe il fascismo, anche quello ultimo incarognito e collaborazionista della Rsi mussoliniana, sarebbe "svilire" il ricordo dell'Olocausto ebraico, dalle Leggi razziali in poi. Ricordare a La Russa che la Carta di Verona fondativa della Rsi collaborazionista con i nazisti dichiarava che "Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica", e che perciò stesso si potevano deportare a piacimento verso i campi di sterminio nazisti, sarebbe disdicevole. E quindi è "svilire" chiedergli se si sente antifascista.
Uno come La Russa come fa a dichiararsi antifascista? Non può proprio. Dovrebbe rinnegare le proprie radici nel Msi di Almirante erede della torva e sanguinaria Rsi mussoliniana. Continuare a chiederglielo dopo tutti questi anni di sua militanza post fascista è diventato più che una domanda polemica quasi inutile.
Piuttosto non bisogna stancarsi di ricordare che il nostro è stato eletto Presidente del Senato grazie anche ai voti anonimi di qualcuno dell'opposizione. Che in fatto di antifascismo è simile a La Russa.
Ritiene la cosa, se non uno svilimento, certamente superflua.
Aldo Pirone
scrittore e editorialista
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