Anche Giovanna Marini è scomparsa. Di lei scriveranno assai meglio di me esperti musicologi. Fu certamente esponente massima di una musica popolare colta.
L'ho sempre pensata come la Joan Baez italiana. Ma Giovanna è stata una militante della sinistra, forte e coraggiosa. La prima volta che ne ebbi notizia fu quando adolescente lessi su "l'Unità" la cronaca di quel che era successo al "Festival dei due mondi" a Spoleto, nel 1964; il putiferio che aveva scatenato Michele L. Straniero intonando la canzone pacifista della Prima guerra mondiale "Gorizia tu sia maledetta". Lorsignori ne furono scandalizzati, confliggeva con la loro retorica nazionalista.
Quella canzone anarchica era nata nelle trincee popolate dai soldati contadini, cantata dai refrattari, dai pacifisti nel calvario del popolo trascinato suo malgrado nella fornace dell' "inutile strage".
Da quel momento Giovanna e la sua musica popolare ha fatto parte della mia giovinezza di militante comunista in cui gli inni della Resistenza, dell'internazionalismo, del pacifismo, della guerra di Spagna erano nostro pane quotidiano e che cantavamo a gola spiegata nelle manifestazioni per la pace e la libertà dei popoli.
L'ultima volta che ho assistito a una sua esibizione è stato, credo, nell'estate del 2006 a Malga Venegiotta, in Trentino, durante una delle rappresentazioni del ciclo "Suoni delle Dolomiti".
Fu una bella giornata di sole in uno scenario stupendo a pochi passi dai resti di quelle trincee dove tanti italiani, austriaci e tedeschi erano morti e nelle quali era sorta quella canzone, "Gorizia", sgorgata dal dolore di una una guerra non voluta e che Giovanna cantò migliaia di volte.
Addio Giovanna.
Aldo Pirone
scrittore e editorialista
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