Ieri in Israele c'è stata la reazione contro Netanyahu per l'uccisione degli ostaggi da parte di Hamas. Il fatto non è nuovo in sé, la novità consiste nell'estensione di questa protesta. I sindacati avevano dichiarato perfino uno sciopero generale poi interrotto dalla Corte suprema perché mancante del contenuto economico. Mentre lo sciopero era pieno di contenuto civile e umanitario.
Evidentemente, nella democrazia di Israele si contemplano solo scioperi economici. Il che non sembra essere proprio un principio democratico.
Ma a parte questo, è da segnalare che nel mirino della protesta civile c'era il premier, il che vuol dire che sta crescendo in Israele la consapevolezza che il destino degli ostaggi è legato al "cessate il fuoco" e, più in generale, che la guerra ai palestinesi non assicura il diritto di Israele alla sicurezza.
D'altra parte, Hamas ha assassinato 6 ostaggi, fra questi il giovane pacifista ebreo, Hersh Goldberg Polin (Foto in alto), nato in America con doppia cittadinanza americana e israeliana.
Il padre e la madre avevano girato il mondo a perorare per la sua sopravvivenza e liberazione da raggiungersi con il "cessate il fuoco". La madre, Rachel, era stata ricevuta perfino dal Papa e con il padre avevano parlato alla recente Convention democratica negli Usa.
Nella sua stanza, il giovane Hersh, aveva appesi due manifesti "Gerusalemme è di tutti" e "No al razzismo". Faceva parte dell'altra Israele e dell'altro ebraismo.
Il fatto che Hamas non sappia distinguere fra gli israeliani i pacifisti amici dei palestinesi, la dice lunga sulle attuali incapacità politiche del medesimo Hamas a rappresentare il sacrosanto diritto del loro popolo all'indipendenza, all'autodeterminazione, a una patria e a uno Stato.
Aldo Pirone
scrittore e editorialista
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