La Commissione europea di Ursula von der Leyen ieri ha fatto il suo elenco di paesi sicuri in cui rimpatriare i migranti: Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia.
La cosa dovrà passare per il Consiglio europeo dei 27 Stati della Ue e nell'europarlamento. L'elenco ha mandato comprensibilmente in brodo di giuggiole Giorgia Meloni alla vigilia del suo incontro con Trump alla Casa Bianca. Ma sulla questione dovrà pronunciarsi la Corte di Giustizia della , che aveva già detto che un paese è sicuro se lo è in tutto il suo territorio.
Il fatto che la von der Leyen abbia inserito fra i paesi sicuri l'Egitto, la Tunisia, la Colombia notoriamente insicuri - ne sanno qualcosa i genitori di Regeni e Zaki per l'Egitto e ultimamente la vicenda del massacro di Alessandro Coatti in Colombia preda dei cartelli narcos - segna ancora una volta uno spostamento a destra generale della Commissione Ue. Qualche settimana fa, a segnare questo spostamento era stato il piano di riarmo nazionalistico della von der Leyen.
Ma la colpa non è della von der Leyen, come diceva Petrolini al disturbatore del Loggione, "Io nun ce l'ho co' te ma co' quelli che te stanno vicino (Pse, ndr) e nun t'hanno buttato de sotto".
Al di là delle determinazioni della von der Leyen, bene accolte dalla Meloni, c'è la nostra Costituzione che all'art. 10 terzo comma parla chiarissimo: "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge".
Aldo Pirone
editorialista e scrittore
facebook.com/aldo.pirone.7