Il liberismo globalizzatore ha generato il suo contrario: il protezionismo trumpista; una destra capitalista democratica ha generato una antidemocratica.
Il bello è che la partita, una volta che quella antidemocratica e nazionalista ha conquistato con Trump la capitale dell'impero neo liberista, si svolge ancora tra loro due.
È sbagliato non capire la differenza tra le due destre considerandole la stessa cosa. Il movimento operaio nella sua storia europea ha pagato duramente, sia nella variante comunista che socialdemocratica, il fatto di non aver saputo capire a tempo questa differenza.
Dopo la conquista del potere da parte di Hitler, al XIII plenum del Komintern (novembre-dicembre 1933) il movimento comunista internazionale cominciò un'opera di differenziazione degli avversari, pur all'interno della riconferma degli orientamenti sbagliati precedenti, definendo il fascismo "la dittatura aperta, terroristica, degli elementi più reazionari, più sciovinisti e più imperialisti del capitale finanziario". Definizione attribuita o suggerita da Stalin.
Da questa differenziazione nacquero i fronti popolari, il VII Congresso del Komintern che recuperò la nozione di democrazia seppure borghese e la politica di sicurezza collettiva perseguita in quegli anni dall'Urss stroncata dal patto di Monaco a fine settembre del '38. E poi i Fronti nazionali e la Grande Alleanza antifascista nella seconda guerra mondiale.
Di fronte al fatto mondiale che in Occidente e in Europa il neo liberismo globalizzatore si opponga al nazionalismo trumpista aiutato anche dalle Borse e dai mercati che hanno avuto una reazione negativa all'annuncio dei dazi trumpisti, ma che ad esso si opponga anche la Cina diventata assertrice del liberismo economico globale, non deve spaventare.
Appare abbastanza logico e scontato che di fronte al nazionalismo fascistico e protezionista foriero di guerre commerciali e minaccioso di guerre guerreggiate più di quante non ce ne siano già in giro per il mondo, la disastrata sinistra mondiale, europea e occidentale appoggi il liberalismo liberista.
Ma il punto è proprio questo: come si diventa il terzo incomodo non subalterno alla tavola degli altri due giocatori in partita? In altre parole, come si esce dalla subalternità al liberismo-liberale avuta finora e che è stata causa non secondaria del trumpismo e del nazionalismo?
Non è una questione di bottega o corporativa o di altra natura, è questione che le masse popolari cedute al nazionalismo dal sapore nauseabondo del post fascismo non si recuperano a posizioni democratiche se la sinistra e i progressisti non tornano ad essere qualcosa di serio sul piano mondiale ed europeo capace di indicare un'alternativa radicale allo sviluppo neo liberista stancamente esauritosi e sboccato nel trumpismo. Un'alternativa che senza negare il mercato lo metta sotto una direzione politica ispirata al bene comune, alla coesistenza e alla cooperazione pacifica in base a una visione del mondo multilaterale.
Il fatto è che la sinistra mondiale odierna è cosa miserevole e ben lontana da una visione sua propria di moderna critica al capitalismo attuale. Lo stato in cui versa è simile all'encefalogramma piatto. L'Internazionale socialista, di cui sarebbe Presidente Pedro Sanchez, è inesistente. In Europa, il Pse e il gruppo europarlamentare dei S&D è soffocato dal nazionalismo del paese di appartenenza.
Altro che terzo incomodo della sinistra progressista alla tavola occupata dai liberal-liberisti e dai nazionalisti-sovranisti. Per ora siamo ai camerieri.
Aldo Pirone
scrittore e editorialista
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