Comunicato stampa di Amnesty International
Una donna messicana viene stuprata su un pullman della polizia mentre gli agenti sghignazzano; un uomo nigeriano soffre ancora di emicrania, quattro anni dopo che gli agenti di polizia gli hanno fatto sbattere la testa contro un muro di cemento; una donna filippina vive nel costante ricordo del momento in cui un soldato le fece colare sulla pelle la cera bollente di una candela.
La tortura è viva più che mai: negli ultimi cinque anni, Amnesty International ha documentato l'uso di tecniche di tortura - come le scariche elettriche, il semi-annegamento e lo stupro - in oltre 141 paesi.
La tortura si pratica in ogni parte del mondo, nell'oscurità delle celle e dei centri segreti di detenzione come alla luce del sole. La maggior parte dei suoi autori non viene mai processata e, a giudicare dalla schiacciante impunità di cui essi beneficiano, i governi stanno diffondendo il messaggio che la tortura è tollerata.
In alcuni casi, la tortura è così brutale da causare la morte. In altri, donne e uomini riescono a sopravvivere e dedicano la loro vita a cercare di ottenere giustizia e a chiedere la fine dell'impunità.
Stop alla tortura, la nuova campagna di Amnesty International, vuole portare l'attenzione sulle vite dei sopravvissuti a questa brutalità e portare i responsabili di fronte alla giustizia.
Su http://www.amnesty.it/Tortura-nel-2014-storie-di-orrore-moderno le testimonianza delle torture in Messico, Nigeria, Filippine