Il 3 ottobre 2013, oltre 500 persone annegarono nei naufragi al largo di Lampedusa. Il lutto e l’indignazione hanno spinto il governo italiano a dare priorità alla ricerca e al soccorso in mare con l’operazione Mare nostrum, che ha salvato oltre 150.000 persone.
L’Unione europea, invece, volta le spalle alla sofferenza e ai pericoli a cui vanno incontro centinaia di persone che ogni settimana salgono su imbarcazioni insicure, affrontando un viaggio tra la vita e la morte.
Nel disperato tentativo di fuggire da guerra e persecuzioni, migranti e rifugiati continuano a morire nel Mediterraneo.
Fino a quando il vuoto lasciato dalla fine dell'operazione Mare nostrum non sarà colmato, continueranno a morire in massa nel Mediterraneo.
Oltre 3400 persone sono annegate o disperse nel 2014. A febbraio 2015, sono state più di 2800 le persone che hanno rischiato la vita in mare: in 329 hanno perso la vita in mare e dopo i soccorsi. A inizio marzo il bilancio era già drammatico, con almeno 10 morti.
Il 19 aprile, secondo le prime testimonianze, un’imbarcazione su cui erano stati stipati a forza circa 700 migranti e richiedenti asilo si è capovolta nel canale di Sicilia. La maggior parte delle persone a bordo sarebbe morta dopo essere caduta in acqua.
Le richieste di Amnesty International
L'Europa deve proteggere le vite e i diritti lungo i suoi confini. L'Italia deve chiedere agli stati membri dell’Ue che le persone vengano prima delle frontiere.
Chiedi al presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi di far sì che:
- le operazioni di ricerca e di soccorso nel Mediterraneo e nel mare Egeo siano rafforzate
- percorsi più sicuri e legali per raggiungere l’Europa siano forniti a chi fugge da conflitti e persecuzioni
- l'accesso alla protezione internazionale sia garantito a chi raggiunge le frontiere dell'Unione europea
- la cooperazione sui flussi migratori con i paesi che violano i diritti umani sia fermata