Nel mondo dell’arte è riscoperta degli impressionisti, tant’è che il periodo che va dall’ultimo scorcio del 2019 all’inizio del 2020 vede un fiorire di mostre ad essi dedicate in tutta Italia. Esposizioni mai banali, tutt’altro, che presentano opere quasi mai viste in precedenza perché facenti parte di collezioni private.
Mostre si sono tenute ad Asti “Monet e gli impressionisti in Normandia”; Conegliano “Dagli impressionisti a Picasso”, con opere provenienti dalla Johannesburg art gallery. Ancora in corso, fino al 1° marzo, le mostre “Guggenheim. La collezione Thannhauser, da Van Gogh a Picasso”, a Palazzo Reale di Milano, e “Van Gogh, Monet e Degas”, a Palazzo Zabarella di Padova dove, per la prima volta in Italia, viene esposta una preziosa selezione di opere provenienti dalla Mellon Collection of French Art dal Virginia Museum of Arts. Da ultimo, dal 13 marzo prossimo, arriverà, a Palazzo Albergati di Bologna, la mostra “Monet e gli Impressionisti”, con opere cedute in prestito, per la prima volta, dal Musée Marmottan Monet di Parigi, delle quali molte mai esposte altrove nel mondo e firmate da alcuni dei maggiori esponenti dell’Impressionismo.
Non poteva mancare Roma dove, nella splendida cornice di Palazzo Bonaparte, fino all’8 marzo, è possibile visitare “Impressionisti segreti”, 48 opere provenienti da collezioni private, molte delle quali in precedenza mai esposte al pubblico.
Il Foglietto ha visitato quest’ultima esposizione, che offre un buon panorama dei caratteri fortemente innovativi della pittura impressionista. Sono presenti quadri di Monet, Renoir, Cézanne, Pissarro, Sisley, Caillebotte, Morisot, Gonzalès, Gauguin, Signac e di Federico Zandomeneghi.
La mostra è stata curata da Claire Durand-Ruel - discendente del più famoso Paul, mercante d’arte e primo sostenitore degli impressionisti - e da Marianne Mathieu, direttrice scientifica del Musée Marmottan Monet di Parigi, già curatrice della mostra su Monet, tenutasi qualche anno fa, sempre a Roma, al Vittoriano.
Più di un critico ha definito questo come un evento unico. Sicuramente lo è la cornice di Palazzo Bonaparte, con circa 3 mila metri quadrati di mosaici, affreschi e stucchi, il cui restauro si celebra proprio con questa mostra. Costruito tra il 1657 e il 1677 su progetto di Giovanni Antonio de Rossi, su incarico dei marchesi Giuseppe e Benedetto d’Aste, è stato, poi, venduto al nobile fiorentino Folco Ranuccini e, nel 1818, acquisito da maman Bonaparte, dove visse fino 1836, anno della sua morte.
Quella che fu la dimora di Maria Letizia Ramolino, madre di Napoleone, è stata recuperata con grande attenzione. Splendidi gli affreschi che ne ornano le sale ed i caminetti del Canova. Ma la vera chicca della dimora è il famoso balconcino dal quale la madre di Napoleone amava spiare quel che accadeva nell’attuale Piazza Venezia, anche all’epoca uno dei luoghi nevralgici della città. Almeno fra coloro che vivono a Roma, chi non ha mai sognato di entrarvi? Ora è possibile.
Sembra che, proprio il fatto che si volesse far coincidere l’inaugurazione di Palazzo Bonaparte restaurato con la mostra, abbia convinto molti collezionisti, soprattutto stranieri, a prestare per la prima volta le opere in loro possesso.
Amanti dell’arte francesi e americani, in alcuni casi, di vecchia data, al tempo veri pigmalioni di alcuni impressionisti; imprenditori, commercianti, artigiani che non solo apprezzavano lo sperimentalismo degli artisti ma provvedevano anche al loro sostentamento e si impegnavano a favorirne il riconoscimento.
Il percorso espositivo si snoda, nelle varie sale, per temi: il paesaggio (magnifici i Monet, i Sisley e i Pissarro), ritratti (splendidi quelli di Renoir), scene di vita nella Parigi dell’epoca (da ammirare i Caillebotte).
Chiudono la mostra i postimpressionisti che, pur mantenendo i temi della vita quotidiana e lo studio della luce, adoperano una tecnica completamente diversa che sfocia nel pointillisme.