La Giornata del 5 giugno lancia ufficialmente il Decennio delle Nazioni Unite per il “Ripristino dell’Ecosistema”, introdotto con la missione globale di far rivivere miliardi di ettari, dalle foreste ai terreni agricoli, dalla cima delle montagne alle profondità del mare.
Il tema della 47esima edizione della Giornata ha l’obiettivo di prevenire, fermare e invertire i danni inflitti agli ecosistemi del pianeta, cercando dunque di passare dallo sfruttamento della natura alla sua guarigione.
Sul manifesto della giornata si legge: “Questo è il nostro momento. Non possiamo tornare indietro nel tempo. Ma possiamo coltivare alberi, rendere più verdi le nostre città, rinaturalizzare i nostri giardini, cambiare la nostra dieta e pulire i fiumi e le coste. Siamo la generazione che può fare pace con la natura. Diventiamo attivi, non ansiosi. Siamo audaci, non timidi.”
Riporto alcuni stralci della lettera di Greta Thunberg che invita i leader mondiali ad andare oltre “le tante parole e i pochi fatti” per affrontare davvero la crisi climatica, causa prima del disastro ambientale.
“Se confrontiamo la miglior scienza attualmente a disposizione con i cosiddetti ‘target climatici’ fissati dai politici per i prossimi anni, vediamo molto chiaramente che c’è un gap, ovvero dei decenni mancanti in cui vanno presi provvedimenti drastici.
Ovviamente, accogliamo tutti gli sforzi che si stanno compiendo per salvaguardare le condizioni di vita presenti e future. E questi target potrebbero essere un ottimo punto di partenza se non fosse per il piccolo particolare che sono ancora pieni di lacune e falle.
Mi riferisco al fatto che tralasciano le emissioni provenienti dalle importazioni, dal trasporto aereo internazionale e dal trasporto merci ma anche dalla combustione di biomasse e da molto altro ancora.
E finiscono per trascurare un aspetto globale fondamentale come quello dell’equità e delle emissioni storiche fino al presentare obiettivi che si affidano completamente alla fantasia o a tecnologie di riduzione del carbonio che a malapena esistono”.
Sara Sesti
Matematica, ricercatrice in storia della scienza
Collabora con l'Università delle donne di Milano
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