A proposito di Davis, di Ethan e Joel Coen, con Oscar Isaac, Carey Mulligan, John Goodman, Justin Timberlake, Garrett Hedlund, F. Murray Abraham, Adam Driver, durata 104’, nelle sale dal 6 febbraio distribuito da Lucky Red.
Recensione di Luca Marchetti
Sulle note di una splendida colonna sonora folk (messa su per l’occasione dal maestro T-Bone Burnett), i fratelli Coen raccontano l’epica e tragicomica vita di Llewyn Davis, il loro uomo senza qualità, cantante fallito e scalcinato, schiacciato tra fallimenti rovinosi e misere invidie.
Sempre in cerca di un letto dove dormire e di un contratto discografico che gli permetta di fare il fatidico salto, Llewyn è un artista troppo pieno di sé per accettare i propri limiti, così malinconicamente costretto a fare sempre la scelta sbagliata (sia nella vita, sia nella carriera) da diventare, proprio nelle sue cadute, un anti-eroe romantico, l’immagine di ognuno di noi.
A proposito di Davis, infatti, non è solo un ritratto divertente e divertito del panorama musicale anni sessanta del Greenwich Village (il film è vagamente ispirato al libro di memorie del dimenticato, grande, Dave Van Ronk) ma, soprattutto, è un’opera che parla di sogni infranti e di disillusioni cocenti. Chiunque abbia mai avuto delle velleità artistiche o si sia impegnato in progetti molto più grandi delle proprie possibilità, non potrà non soffrire insieme a Llewyn, perdonandogli tutte le meschinità e le boriose invidie verso i colleghi più celebri o ridendo a denti stretti dei tanti, assurdi, colpi di sfortuna.
Dopo il sottovalutato A Serious Man, Joel ed Ethan Coen sono nel pieno di una fase emotivamente crepuscolare della propria carriera, dove ogni pellicola sembra quasi una presa di coscienza, un bilancio spietato.
Cinici e compassionevoli allo stesso tempo, i due autori mettono il loro Llewyn al centro di un mondo realisticamente crudele, con diversi satelliti/personaggi che gli orbitano attorno, sempre pronti a giudicarlo e colpirlo.
In questa grottesca passione musicale, il maggior lavoro è fatto dall’attore Oscar Isaac, incredibile interprete protagonista. In un cast ricchissimo e di qualità (citiamo solo le grandi prove dei sempre ottimi John Goodman e Carey Mulligan), Isaac brilla di luce propria, regalando molto di sé (probabilmente, una lunga e sudata gavetta fatta di tanti piccoli ruoli) al suo personaggio.
Non è un’esagerazione dire che proprio grazie alla sua recitazione sofferta e al suo sguardo stanco, Llewyn riesca davvero a essere grande nell’accettare la condanna a vita alla mediocrità.
Tra i colori opachi della fotografia di Bruno Delbonnel e le note della chitarra di Isaac/Davis, i Coen sono ancora una volta artefici di una pellicola imperdibile, un film che, pur cadendo a volte in un inevitabile autocompiacimento, ha tutte le carte in regola per diventare il manifesto di una generazione di giovani destinati a vivere, forse con rassegnazione, la sconfitta delle proprie illusioni.