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Mercoledì, 03 Lug 2024

All is Lost – Tutto è perduto di J.C. Chandor, con Robert Redford, durata 106’, nelle sale dal 6 febbraio 2014 da Universal Pictures

 

Recensione di Luca Marchetti

Robert Redford e il mare. Parafrasando Hemingway, potrebbe essere racchiuso in questa semplice espressione tutta la storia (e il senso) di una pellicola come All is Lost.

Il giovane regista G. Chandor, già fattosi notare con il convincente e teatrale thriller economico Margin Call (dove entrava nel cuore pulsante dei meccanismi marci di Wall Street), decide di prendere uno dei volti più iconici del cinema americano e di relegarlo da solo in mezzo all’oceano indiano, in una folle ed estenuante battaglia per la propria sopravvivenza.

Se il coraggio di Chandor, forse dovuto proprio alla sua poca esperienza, nel cimentarsi in un progetto cosi difficile è encomiabile, non dobbiamo dimenticarci la forza di Redford, talmente grande da accettare senza battere ciglio questa sfida fisica e professionale.

Sono proprio la sua fame di vita e il suo desiderio di non arrendersi mai, affrontando fieramente il suo destino quasi segnato, a trasformare la pellicola in qualcosa di simbolicamente unico. Nessuno al di fuori dell’eroe di Corvo Rosso, non avrai il mio scalpo avrebbe potuto interpretare con tanta dedizione e sprezzo del pericolo un personaggio così rappresentativo, un eroe muto e senza nome, capace di combattere ad armi pari con la Morte.

All is Lost, infatti, non è solo il racconto dettagliatissimo del naufragio e della deriva di un anziano e ricco navigatore solitario ma è un nuovo, commovente capitolo dell’infinita guerra tra l’uomo e la Natura/Dio. Quasi come Prometeo che sfidò gli Dei per il fuoco, così Redford sfida tutto, dai container abbandonati alle onde del mare, per la salvezza della propria (e nostra) anima.

Il regista sa bene che la colonna portante della sua opera è l’interpretazione del suo Uomo e così svuota la storia di stupidi artifici narrativi e facili trovate visive, concedendoci solo qualche imprecazione e una lenta e onnipresente colonna sonora (realizzata dall’ottimo musicista indie Alexander Ebert), che ricorda più un perpetuo coro funebre che un mero accompagnamento musicale.

Sia chiaro, All is Lost non è una pellicola semplice, adatta a chi vuole passare qualche ora di svago davanti al grande schermo (in giro ci sono prodotti più adatti a questi gusti). Il film di Chandor e Redford è, invece, un’opera dura, feroce nel suo metterci di fronte ai limiti del nostro coraggio e delle nostre forze.

Un film che andrebbe visto solo per ricordarci quanto è importante, ancora oggi, fare e vedere un Cinema diverso, in grado di affrontare sempre a testa alta i nuovi pericoli.

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