Post-Sinistra. Cosa resta della politica in un mondo globalizzato di Marco Revelli, Editori Laterza-La Repubblica, Roma Bari, 2014, pp.136, euro 5,90.
Recensione di Roberto Tomei
Nei miei personali ricordi, il dibattito sulla sinistra, sempre vivo, crebbe d’intensità a partire da un convegno romano del 1981 su “Il concetto di sinistra”, in cui fu messa in discussione addirittura l’utilità del vocabolo “sinistra”.
Negli anni successivi, almeno qui da noi, degno di particolare menzione è stato il saggio di Bobbio, intitolato “Destra e sinistra”, del ’94, poi ristampato e aggiornato, che pose le basi della sinistra nell’idea di uguaglianza.
Tra i contributi stranieri, invece, da segnalare soprattutto quelli di Beck, Lasch e Giddens.
Sul tema è tornato ora a interrogarsi, nel libro che qui si presenta, Marco Revelli, autore del quale ad agosto dello scorso anno segnalammo un altro studio, “Finale di partito”, dedicato alla parabola della forma partito alla quale stiamo assistendo in questi ultimi anni.
Secondo Revelli, la riflessione deve necessariamente partire dalla metamorfosi verificatasi nell’ultimo decennio del Novecento, ossia dalla globalizzazione, “la vera cesura storica di fine millennio”.
In tale contesto, la crisi della sinistra diventa crisi della coppia Destra/Sinistra e di essa l’autore elenca i sintomi “ormai evidenti, ben visibili nella stessa cronaca quotidiana”, consapevole che questi potranno essere ampliati e aggiornati, “semplicemente con uno sguardo non disattento o auto compiaciuto al panorama pubblico attuale”.
Il primo sintomo viene individuato nella “estinzione o sospensione (o inversione) della dinamica egualitaria”, che era stata il motore sociale della modernità politica; il secondo segnale è la “conclamata deriva oligarchica della democrazia contemporanea”; il terzo sintomo di crisi è il “deterioramento del rapporto tra elettori ed eletti”, che appare diverso da come dovrebbe essere per un’effettiva democrazia di mandato; il quarto e ultimo sintomo è rappresentato, invece, dall’occupazione mediatica dello spazio politico, rectius dalla trasformazione dello spazio politico in spazio mediatico, vale a dire lo spazio elettronico dei media.
Si tratta ora di capire se “questo indifferenziato convergere di programmi e proposte”, da parte della Destra e della Sinistra, esprima un “appannamento contingente” destinato ad essere superato, ovvero se, al contrario, “non si sia di fronte a una caduta strutturale, alla cronaca di una morte annunciata”, che segnerebbe la “decostruzione dei fondamenti” su cui tutto si era sinora fondato