“Take Five”, di Guido Lombardi, con Peppe Lanzetta, Salvatore Striano, Salvatore Ruocco, Carmine Paternoster, Gaetano Di Vaio; durata 100’, nelle sale dal 2 ottobre 2014 distribuito da Microcinema.
Recensione di Luca Marchetti
Cinque disperati ai margini della criminalità, un colpo da tentare che li potrebbe rendere milionari, una Napoli fatta d’interni e sotterranei. Sono questi gli ingredienti di Take Five, opera seconda di Guido Lombardi, reduce dal successo di critica del suo ottimo La-bàs – Educazione Criminale, premiato a Venezia 2012 con il Leone del futuro per il miglior regista emergente.
A differenza del suo esordio, film, che si concentrava sulla comunità nigeriana dell’hinterland napoletano e i suoi rapporti con la Camorra, Take Five (passato in concorso allo scorso Festival di Roma), pur raccontando ancora una volta una storia criminale, sceglie il registro più audace del grottesco e guarda con chiarezza a molti esempi cinematografici, primo su tutti il Tarantino prima maniera de Le Iene.
In quest’occasione, Lombardi riunisce un cast perfetto di semi-professionisti (tra cui spiccano volti noti visti in Cesare deve morire e Gomorra) dominato dal carisma e dall’incontenibile e straripante forza di Peppe Lanzetta, il leggendario rapinatore depresso ‘O Sciomén, padrone incontrastato della scena.
Il regista parte dal racconto di cinque marginalità, di cinque fantasmi della Vita assetati di riscatto, per tentare di regalare al proprio pubblico una nuova storia originale, fotografia di una Napoli nera diversa.
La materia letteraria, degna delle migliori pellicole noir del cinema anglo-sassone, filtrata dalla lente della commedia amara che ammicca alla commedia all’italiana (I soliti ignoti e La banda degli onesti su tutti) avrebbe permesso al regista di arrivare a esiti inediti, affascinanti. Lombardi, però, nonostante una prima parte immersa in un’atmosfera nostalgica, sembra quasi incapace di mantenere la via dell’ironia e dello humor nero, e rimanendo in un limbo di incertezze narrative, deraglia verso lidi più inflazionati e prevedibili.
Dopo un inizio pieno di ottime intenzioni, infatti, Take Five implode e precipita in un dramma senza speranze, in cui anche l’ottimo cast si perde, schiacciato anche dalla mastodontica performance di Lanzetta, davvero senza freni.
Sin dalle prime scene s’intuisce bene che l’eroica impresa dei nostri protagonisti è destinata a un finale prevedibile ma dispiace vedere come, pur provandoci, lo sviluppo della storia non riesca a svincolarsi dalle convenzioni del genere e dalle comodità narrative dell’autore.
Il risultato finale, una via di mezzo, non può lasciare certamente soddisfatti.