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Giovedì, 04 Lug 2024

L’incredibile cena dei fisici quantistici, di Gabriella Greison, Salani Editore, Milano, 2016, pp. 269, euro 15,90.

Recensione di Roberto Tomei

Il romanzo tratta di una cena, che si svolge alla Taverne Royale di Bruxelles, la sera del 29 ottobre 1927, in chiusura del V Congresso Solvay della Fisica. Non una cena come un’altra, ma un evento singolare, perché i commensali sono la crema dell’intelligenza dell’epoca nel loro campo. Basti dire che nella famosa fotografia, in bianco e nero naturalmente, scattata a Leopold Park, poco prima della cena, sono ritratti insieme 29 personaggi, 17 dei quali avevano o avrebbero ricevuto il Nobel. Fra gli altri, ci sono Einstein, Marie Curie, Schrodinger, Heisenberg, Planck, Lorentz, Dirac, Pauli e Niels Bohr.

Ci sono voluti due anni di ricerche e la traduzione di lettere e resoconti perché l’autrice ricostruisse i dialoghi e gli scontri, semplici battibecchi ma anche autentici litigi, di quella sera, in cui si incontrarono personaggi così diversi tra loro, d’accordo soltanto sul fatto di essere stati invitati a gustare un menù eccezionale, del quale l’autrice ci dice tutto, con grande dovizia di particolari.

Nel libro si dà conto, in particolare, della agguerrita discussione sulla fisica quantistica tra Einstein e Bohr, ma anche di tanti altri discorsi che si intrecciano tra una portata e l’altra di quella storica cena, tra luci sfavillanti e porcellane pregiate, camerieri impeccabili e cibo ricercato.

Come sottolinea l’autrice, le discussioni sulla fisica quantistica sono ancora attuali e nessun fisico al mondo pensa di averla capita veramente. Al riguardo, è significativo quanto scrive Paul Langevin proprio a margine del Convegno Solvay del 1927, che definisce “l’unico evento della mia vita, in cui sono entrato con alcune, poche, chiare idee sulla fisica quantistica, e sono uscito con la confusione totale su tutto quello che sapevo, e che erano le mie conoscenze scientifiche”.

Anche i creatori della fisica quantistica, del resto, “mettendo l’asticella più in alto che potevano”, non hanno avuto vita facile, essendo andati incontro a molti rovesci, essendosi trovati spesso sull’orlo di una crisi di nervi o addirittura preda di esaurimenti nervosi.

Quanto a me, profano come pochi altri, di sicuro posso dirmi grato alla Greison per essere riuscita a destare il mio interesse per la materia, che prima conoscevo solo di nome, e giudico molto opportuna l’iniziativa di aver ricavato dalle sue ricerche anche uno spettacolo teatrale, “1927 Monologo Quantistico”, al fine di portare in giro per l’Italia le storie di questi uomini eccezionali e coraggiosi.

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