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Sabato, 04 Mag 2024

Sàmi Blood di Amanda Kernell, con Lene Cecilia Sparrok, Mia Erika Sparrok, Maj Doris Rimpi, Julius Fleischandrl, Olle Sarri, Hanna Alström, durata 110’, nelle sale dal 30 novembre 2017, distribuito da CineMAF e CineClub Internazionale Distribuzione.

Recensione di Luca Marchetti

Presentato alla 73^ Mostra del Cinema di Venezia, dove ha iniziato il suo fortunato percorso fino al premio LUX del Parlamento europeo, arriva nelle sale italiane Sàmi Blood, la sorprendente pellicola della regista svedese Amanda Kernell.

Dalla trama, il film sembrerebbe uno dei tanti coming of age che arricchiscono il panorama narrativo-cinematografico mondiale: un/a giovane protagonista attraversa situazioni ed emozioni critiche che lo/a faranno entrare nell’età adulta. Una traccia che, nel bene e nel male, ha fatto la fortuna di tanti cineasti, regalandoci grandi film. Sàmi Blood, però, è un’opera che si discosta apertamente dal resto. Elle-Marja, il personaggio principale, fa parte della comunità Sàmi, un popolo nomade da sempre discriminato dalla società svedese. Elle-Marja, dunque, oltre a vivere i turbamenti della sua giovane età, deve combattere contro un sistema (scolastico e statale) che farà di tutto per umiliarla e cancellarla.

Raccontando una storia ambientata nel passato (il film si apre, appunto, con un’anziana Elle-Marja che al funerale della sorella ricorda la sua giovinezza tormentata) Sàmi Blood ha anche la forza di toccare temi quanto mai attuali e scottanti, come il razzismo o il pregiudizio etnico, bilanciando perfettamente il messaggio d’impegno con l’emotività intima della narrazione. Il film d’esordio di Amanda Kernell (che, conoscendo l’industria americana, vedremo presto alle prese con un progetto a stelle e strisce) diventa così la sofferta epopea di chi, per crescere normalmente, è costretto a rinnegare il proprio passato e il proprio popolo. Il racconto di una crescita che diventa, obbligatoriamente, un tradimento.

La forza del film, al di là dell’importanza didattica della trasmissione di una Storia sconosciuta al di fuori della Svezia (chi conosceva la persecuzione dei Sàmi?), risiede proprio nel rapporto che si istaura tra il personaggio di Elle-Marja e la sua autrice. Spinta dal desiderio di rispettare una vicenda a lei terribilmente vicina, la Kernell si è ispirata alle vicissitudini di una sua nonna, la regista si approccia alla sua giovane protagonista con un rispetto e una comprensione per le sue scelte che trasmettono un vero affetto.

In un panorama autoriale stracolmo di cineasti sadici che non fanno altro che mortificare e giudicare i propri personaggi, la pietas sincera della regista svedese, non solo è ammirevole, ma si rivela una vera e propria boccata d’aria pulita.

Tra gli splendidi paesaggi scandinavi e l’attenzione, quasi antropologica, nel riportare i costumi e i riti del popolo Sàmi, brilla poi la prova maiuscola della giovanissima Lene Cecilia Sparrok che, nonostante l’età e una carriera appena iniziata, affronta una storia difficilissima, piena di scene di forte impatto visivo (le angherie e i soprusi che devono soffrire i Sàmi sono degni delle peggiori nefandezze antisemite o razziste) con un coraggio e una determinazione tali da prefigurarne un gran futuro come interprete.

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Critico cinematografico

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