Close, regia di Lukas Dhont, con Eden Dambrine - Léo, Gustav De Waele - Rémi, Émilie Dequenne - Sophie, Léa Drucker - Nathalie, Kevin Janssens - Peter, Marc Weiss - Yves, Igor van Dessel - Charlie; Produzione: Michiel Dhont, Frans van Gestel, Jacque-Henri Bronckart, Dirk Impens, Laurette Schillings; Sceneggiatura: Angelo Tijssens, Lukas Dhont; Fotografia: Frank van den Eeden; Montaggio: Alain Dessauvage; Musiche: Valentin Hadjadj; Trucco: Michelle Beeckman; Genere: Drammatico; Belgio, Paesi Bassi, Francia, 2022; Durata: 105’; Distribuito da: Lucky Red; nelle sale da gennaio 2023; Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13.
Recensione di Anna Sofia Caira
Close è diretto da Lukas Dhont, regista e sceneggiatore già conosciuto per Girl, film selezionato per rappresentare il Belgio ai premi Oscar del 2019.
In Girl, il regista belga aveva affrontato il tema dell’identità sessuale e con Close scava ancora più in profondità, esplorando quella di Léo e Rémi quando è ancora acerba e indefinita. In questo caso, però, non si tratta semplicemente della loro sessualità, ma del modo in cui la loro intimità viene considerata agli occhi degli altri e di come noi stessi siamo condizionati a guardarla.
Dhont ci ricorda del modo in cui noi, a partire dalla nostra infanzia, siamo abituati a compartimentare tutti in scatole ed etichette, cercando a ogni costo di sigillare l’amore, anche quello fraterno, senza lasciare che questo esista nella sua vera forma libera.
Léo e Rémi sono due amici per la pelle, sono legati da un legame profondo e da un’intimità che non hanno mai messo in discussione, fino a quando a scuola il giovane Léo inizia a sentirsi giudicato dai suoi compagni di classe.
Il film ci ricorda come i condizionamenti sociali siano difficili da sormontare, come questi possano compromettere anche un’intensa e preziosa amicizia, con conseguenze drammatiche per una mente “che non si ferma mai” come quella del sensibile Rémi.
L’atmosfera idilliaca e colorata della prima parte del film corrisponde forse all’infanzia, alla sua spensieratezza. Un’età in cui non si fanno domande e in cui non si cerca ancora nessuna risposta, in cui basta un soffio di vento per calmare un piccolo animo tormentato. È nella seconda parte che si passa all’adolescenza, l’età delle paure, la fase in cui si è spesso vittime della cattiveria dei propri coetanei e a volte anche artefice. Il lavoro sui colori da parte del regista è estremamente simbolico, si alternano le stagioni e si arriva all’inverno, con le sue giornate buie e corte, la pioggia battente.
Lèo è costretto a maturare troppo in fretta, e il modo in cui Eden Dambrine interpreta il personaggio rende perfettamente il dramma che lo stesso Léo è costretto a vivere da così giovane. Anche l’interpretazione di Gustav De Waele, nel ruolo di Rémi, è stata elogiata dalla critica internazionale; entrambi i giovani attori riescono a reggere perfettamente tutti i primi piani che gli vengono dedicati e sembrano guardare dritto dentro di noi, in modo estremamente tenero e appassionato.
Close è la storia di un’amicizia, di un legame innocente e puro che non ha bisogno di nessun nome, ma che viene compromesso proprio a causa di chi un nome deve a tutti i costi trovarlo.
Anna Sofia Caira
Critica cinematografica