In nome di Ipazia - Riflessioni sul destino femminile, di Dacia Maraini – Ed. Solferino, giugno 2023 – pp. 240, Brossura – euro 18.
Recensione di Sara Sesti
Dacia Maraini ha intitolato il suo nuovo libro a Ipazia, filosofa, matematica e astronoma greca vissuta ad Alessandria d’Egitto nel V secolo d.C., assassinata per mano di cristiani fanatici, i parabolani, divenuta simbolo della libertà di pensiero.
«Oggi» scrive Dacia Maraini «a quasi duemila anni di distanza ci sono ancora donne che soffrono come lei per la semplice ragione che hanno pensato con la propria testa, che hanno voluto studiare, indagare e opporsi al totalitarismo.»
Sono donne maltrattate, insultate, minacciate, che spesso hanno denunciato la violenza domestica, ma non sono state credute. Donne sole e abbandonate. Donne che lottano per i loro diritti in tutto il mondo, dal Medio Oriente all’Occidente. Anche dove ci sembra di poter dire che la civiltà ha raggiunto la sua età più matura.
Sul retro della copertina, una frase di Topazia, la mamma di Dacia Maraini, che preferì farsi rinchiudere con il marito e le tre figlie in un campo di concentramento in Giappone, piuttosto che aderire al fascismo di Salò: “Non importa quello che dicono gli altri, ma la prima fedeltà alle proprie idee viene da te, accompagnata dalla stima di te stessa”.
In queste pagine, dove compaiono articoli storici, come la lettera aperta del 1975 a Pier Paolo Pasolini in difesa dell’aborto, la scrittrice dà voce alle donne senza nome di ogni Paese in lotta per la dignità.
Mettendo nero su bianco un vero e proprio manifesto al femminile, una denuncia appassionata che racconta le schiavitù che sopravvivono e i muri ancora da abbattere, le libertà negate e la ribellione necessaria.
Un appello coinvolgente sul destino femminile contro ogni stereotipo e violenza.
Sara Sesti
Matematica, ricercatrice in storia della scienza
Collabora con l'Università delle donne di Milano
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