La legge di stabilità dello scorso anno, come molti ricorderanno, aveva “sbloccato”, per docenti e ricercatori universitari, dal 1° gennaio 2016 le procedure - congelate dal 2011 - per ottenere gli scatti stipendiali, senza però alcun riconoscimento né giuridico né economico per il pregresso.
La decisione del governo, ritenuta fortemente penalizzante, non è mai stata accettata dai destinatari che, in questi mesi, hanno continuato nella loro azione civile di rivendicazione di quello che ritengono, e non a torto, un loro diritto.
Nei giorni scorsi, si è avuta notizia di un emendamento - presentato al disegno di legge di bilancio, in discussione alla Camera, da Manuela Ghizzoni, deputata del Partito democratico – che così recita: "Ai professori e ai ricercatori universitari in servizio alla data del 1 gennaio 2017 sono riconosciuti, per intero ai fini giuridici e per il 50% ai fini economici le classi e gli scatti di carriera maturati nel quinquennio 2011-2015 ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 15 dicembre 2011, n. 232, ma non goduti in applicazione dell'articolo 9, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, riconvertito con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122. Ai professori e ai ricercatori universitari che hanno preso servizio successivamente alla data del 1 gennaio 2011 le classi e gli scatti sono riconosciuti per intero sia ai fini giuridici che economici. Al fine di sostenere i bilanci delle università per i pagamenti di questi emolumenti e degli incrementi stipendiali correnti del personale docente stabiliti dalla legge, a decorrere dal 2017 il fondo di finanziamento ordinario delle università statali di cui all'articolo 5 della legge 24 dicembre 1993, n. 537, è incrementato di 100 milioni di euro ed il contributo alle università non statali di cui alla legge 29 luglio 1991, n. 243, è incrementato di 10 milioni di euro.”
Staremo a vedere nei prossimi giorni se la proposta, al momento in attesa di essere esaminata in Commissioe Bilancio, otterrà disco verde dal governo che, non dimentichiamolo, se avesse avuto a cuore il problema, ben avrebbe potuto inserirla nel disegno di legge di stabilità.
In caso contrario, la bocciatura darebbe ragione a quanti l’hanno subito bollata come una iniziativa “elettorale”, destinata a cadere nel nulla.