Dopo 8 anni di blocco dei contratti del pubblico impiego, anche se continuano gli incontri tra Aran e sindacati, la trattativa appare ancora nella fase preliminare, dal momento che – come sempre sostenuto dal Foglietto – ad oggi non sono state stanziate risorse sufficienti, nonostante l’aumento medio a regime per il triennio 2016-2018, concordato tra governo e sindacati confederali con l’intesa del 30 novembre 2016 (alla vigilia del referendum costituzionale del 4 dicembre) sia ben poca cosa rispetto alla perdita del potere di acquisto delle retribuzioni dei lavoratori dal 2009 ad oggi.
A ciò, si va ad aggiungere la grana del bonus da 80 euro, erogato dal governo Renzi alla vigilia delle ultime elezioni europee, che numerosi dipendenti pubblici, con reddito medio basso, si vedrebbero beffardamente azzerare con il rinnovo contrattuale.
Proprio per evitare una clamorosa presa in giro per molti lavoratori, l’esecutivo è alla ricerca disperata di poco più di 200 milioni, che potrebbero far lievitare a 1,6 miliardi le maggiori risorse necessarie a garantire la copertura finanziaria, anche per il 2018, del nuovo contratto.
Non ci resta che aspettare la legge di bilancio, che in Parlamento - è fin troppo facile ipotizzare - si risolverà in un vero e proprio “assalto alla diligenza”, stante anche l’imminenza delle elezioni politiche.