Le lenti a contatto sono utilizzate su scala globale da oltre 150 milioni di persone. Nonostante i loro indubbi benefici, esse sono responsabili delle cheratiti microbiche, con probabilità variabili tra il 12% e il 66%. Situazioni meno gravi, come l’arrossamento degli occhi, si verificano su circa il 34% degli utilizzatori; condizioni più gravi possono arrivare a causare cecità.
L'uso dei liquidi disinfettanti, a volte, può risultare inefficace per lo sviluppo di resistenze microbiche o per un uso improprio.
Uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università di Siena - di cui fanno parte Gabriele Messina, Mattia Fattorini, Sandra Burgassi, Marco Tani, Nicola Nante e Gabriele Cevenini – è stato tra i primi che, utilizzando la tecnologia UV-C LED, ha verificato la possibilità di disinfettare le lenti a contatto da Staphylococcus aureus, Staphylococcus epidermidis, Serratia marcescens e Pseudomonas aeruginosa.
Alla ricerca, pubblicata sull’European Journal of Public Health, è stato conferito il riconoscimento come “Best Paper – Conference”, nel corso del Congresso mondiale della International Ultraviolet Association, tenutosi a Dubrovnik, in Croazia, dal 17 al 20 settembre scorso.
Il riconoscimento non è il primo che il gruppo di ricerca consegue nell’ambito IUVA. Già lo scorso anno, al Congresso mondiale tenuto a Vancouver, aveva ottenuto il premio “Prodotto innovativo 2016”, per l’uso della tecnologia ultravioletta a Stet Clean, dispositivo tecnologico per la disinfezione automatica della membrana dello steto/fonendoscopio, che ha avuto l’incipit scientifico dalla sinergia dei ricercatori di Sanità Pubblica e Bioingegneria afferenti ai Dipartimenti di Medicina Molecolare e dello Sviluppo e di Biotecnologie Mediche dell’Università di Siena.
Durante il Congresso, l’Ateneo Senese ha ulteriormente affermato la propria posizione di avanguardia, proponendo originali ricerche di valutazione ed ideazioni di tale innovativa tecnologia. In particolare, Giuseppe Spataro, medico in formazione specialistica al V anno della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva, ha presentato tre relazioni.
La prima, dal titolo “UV-C LED, A PRACTICAL USE: contrasting stethoscope microbial contamination with an automatic wearable device”, che riporta la prima ricerca su campo di Stet Clean, identificandone l’efficacia nell’abbattimento della contaminazione microbica crociata ed i positivi aspetti psicosociali che stimolano il personale sanitario a norme di buona prassi igienica.
La seconda, “Behaviours and preferences in stethoscope disinfection”, che ha studiato le preferenze di scelta tecnologica degli operatori sanitari.
Infine, “SMARTPHONE: is it possible to bring down the risk of microbial cross contamination?”, lavoro basato su un prototipo con tecnologia UV-C LED, ingegnerizzato e realizzato interamente dal gruppo senese, al fine di disinfettare gli smartphone, che sono unanimemente riconosciuti avere un ruolo sempre più rilevante nella diffusione microbica in ambiente ospedaliero.