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Mercoledì, 08 Mag 2024

Madre! di Darren Aronofsky, con Jennifer Lawrence, Javier Bardem, Domhnall Gleeson, Ed Harris, Michelle Pfeiffer, Brian Gleeson, Jovan Adepo, Emily Hampshire, durata 121’, nelle sale dal 28 settembre 2017, distribuito da 20th Century Fox.

Recensione di Luca Marchetti

Dopo l’accoglienza ambigua e altalenante ricevuta all’ultimo Festival di Venezia e i disastrosi incassi ottenuti al box office americano, arriva nelle sale italiane Madre!, l’ultimo ambiziosissimo progetto del regista Darren Aronofsky.

All’annuncio della sua anteprima mondiale al Lido, le attese, su cosa ci fosse dentro la misteriosa opera che il regista di The Wrestler aveva messo in produzione nel più assoluto riserbo, erano altissime. Pochissime notizie, infatti, erano trapelate dal set (eccetto quelle focalizzate sulla presunta relazione tra Aronofsky e la sua giovane protagonista, Jennifer Lawrence).

Era naturale che, nel suo svelarsi, tutti fossero estremamente curiosi di sapere (i produttori sono stati fino all’ultimo indecisi se farlo passare a un festival internazionale, per paura dello spoiler).

Al di là dei fischi e degli ululati che hanno sconquassato le proiezioni dedicate alla stampa, il pubblico di Venezia ha un modo del tutto particolare di metabolizzare i film, è innegabile che Madre! sia una pellicola che lascia interdetti, un’opera difficilmente conciliante.

Siamo sinceri: durante la proiezione anche noi eravamo tra quelli pronti a demolire il film di Aronofsky. La presunzione autoriale che scorre tra le scene, infatti, raggiunge vette d’insopportabile arroganza. Le recitazioni estreme e caricaturali del cast di supporto, capitanato da Javier Bardem, ottimo nel suo essere sempre eccessivo, non solo infastidiscono lo spettatore con mezzi facili ma riescono ad appesantire ulteriormente una pellicola già non semplice di suo.

Il gioco al massacro contro la povera Jennifer Lawrence, moglie che vede, con il beneplacito del marito scrittore, la propria casa invasa da sconosciuti, è un infinito tour de force che, pur garantendo all’attrice un’impressionante e viscerale prova masochistica, trascina il pubblico in una deriva sfiancante. E’ evidente che tutta l’opera scelga subito di abbandonare la strada della narrativa (non c’è un mistero da scoprire, non c’è un segreto da svelare) per un percorso fatto, come un mosaico d’idee, da metafore bibliche e messaggi ecologisti.

E’ vero, a mente fredda, dopo aver sbollentato la rabbia di aver assistito a uno sfoggio autoreferenziale di maestria tecnica e autorialità strillata, il piano ideologico di Aronofsky diventa chiaro e ci si diverte anche a trovare citazioni e riferimenti ma, alla fine, non rimane davvero nulla della sua ambizione politica.

L’argomento mistico-ecologista è caro al regista, visto che è al centro anche del suo bel film precedente Noah. La pellicola con Russell Crowe, però, aveva dalla sua l’intelligenza di appoggiarsi su una sceneggiatura solida, pur con i suoi ammiccamenti al new age.

Qui, invece, il gioco di Aronofsky si perde presto in un delirio fine a se stesso. Molti hanno ammirato il coraggio dell’autore di investire un budget importante, con un gran cast, in un lavoro così estremo, lontano anni luce dalle sciatte e consolatorie storie del mainstream hollywoodiano.

Probabilmente, dal punto di vista produttivo, Madre! è un film che andrebbe visto e difeso. Purtroppo, anche con tutta la buona volontà, non possiamo condividere nessuna parola di un’opera pervasa da una tale boria autoriale che sembra essere stata fatta più per l’ego del regista che per il piacere dello spettatore.

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critico cinematografico

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