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Venerdì, 26 Apr 2024

A voi lo posso dire, mi capirete. Vi confesso che ho letto l’ultima versione del contratto che il Gatto e la Volpe, alias Di Maio e Salvini, hanno sottoposto al pubblico giudizio alle ore 10:30 circa dello scorso venerdì, segnando l’ora più alta della democrazia italiana, visto che hanno chiesto ai sostenitori di pronunciarsi prima di decidere se firmarlo.

Certo, ci sono alcune ingenuità. Ad esempio, credere che il popolo dei fan legga tutte e 58 le pagine che compongono questo concentrato di intelligenza, oggi che a fatica si leggono 280 battute di un tweet. Perciò, ho deciso di contribuire anch’io alla diffusione: hai visto mai che col nuovo governo ci scappi un cadreghino pure per me.

Vorrei dirvi ogni cosa, ma lo spazio è tiranno, perciò pesco le perle nei tanti capitoli che compongono il libretto verdellino.

Capitolo 1.

Sapete già del Comitato di conciliazione, l’organismo chiamato a dirimere le controversie dei contraenti. Ebbene, adesso sappiamo pure che “la composizione e il funzionamento del Comitato di conciliazione sono demandate ad un accordo tra le parti”. E che succede se non si mettono d’accordo su come comporre il Comitato? Mah.

Capitolo 2: l’acqua pubblica.

L’acqua dovrà essere oggetto di specifici investimenti pubblici “anche attraverso la costituzione di società di servizi a livello locale per la gestione pubblica dell’acqua”. Tipo quelle che ci sono già, al fine di “restituire ai cittadini una rete di infrastrutture idriche degne di questo nome”.

Capitolo 3: agricoltura pesca e Made in Italy.

Questo è facile. “Il nostro impegno è quello di difendere la sovranità alimentare dell’Italia e tutelare le eccellenze del Made in Italy”.

Capitolo 4: “Uomo e ambiente son facce della stessa medaglia. Chi non rispetta l’ambiente non rispetta sé stesso”.

Va bene, avete capito.

Capitolo 5: Banca per gli investimenti e risparmio.

“È necessario prevedere una ‘Banca’ per gli investimenti, lo sviluppo dell’economia e delle imprese italiane utilizzando le strutture e le risorse già esistenti”.

La banca “deve usufruire di una esplicita e diretta garanzia dello Stato”.

Deliziosamente, il capitolo prevede anche il ristoro degli azionisti delle banche fallite che, poverini, ignoravano che le azioni sono rischiose per natura e nessuno gliel’aveva detto, prendendo i soldi che servono da “assicurazioni e polizze dormienti”. E qui, vi confesso, mi è partito l’applauso. Ma niente in confronto a quando leggo, nel capitolo 7, che “i nostri musei, i siti storici, archeologici e dell’Unesco devono tornare ad essere poli di attrazione e d’interesse internazionale, attraverso un complessivo aumento della fruibilità e un adeguato miglioramento dei servizi offerti ai visitatori”. E mentre che ci siamo diamo anche una ritoccatina al FUS, il fondo unico per lo spettacolo, per “rimettere al centro la qualità dei progetti artistici”.

Ma è al capitolo 8 che la passione per il contratto mi avvolge inesorabilmente.

“L’azione del Governo sarà mirata a un programma di riduzione del debito pubblico non già per mezzo di interventi basati su tasse e austerità bensì per il tramite della crescita del PIL, da ottenersi con un rilancio sia della domanda interna dal lato degli investimenti ad alto moltiplicatore e politiche di sostengo del potere di acquisto delle famiglie, sia della domanda estera, creando condizioni favorevoli alle esportazioni”. Come la madeleine di Proust, la ricetta mi evoca certi sapori che mi riportano negli anni dell’infanzia, quei meravigliosi anni ’70, quando spesa pubblica e svalutazione facevano di noi un grande paese.

Ma non fatevi troppe illusioni. “Il finanziamento delle proposte oggetto del presente contratto” avverrà “attraverso il recupero di risorse derivanti dal taglio agli sprechi, la gestione del debito e un appropriato e limitato ricorso al deficit”. Appropriato e soprattutto limitato ...

Si tratta chiaramente di una strategia per non innervosire i tanti soloni che leggono questa roba, mi dico, rassicurato dagli altri capitoli, a cominciare dal 9, che parla della difesa.

Qui leggo parole che risuonano di patrio vigore. “Al fine di migliorare e rendere più efficiente il settore risulta prioritaria la tutela del personale delle Forze Armate (sottolineando l’importanza del ricongiungimento familiare) ed un loro efficace impiego, per la protezione del territorio e della sovranità nazionale”. E senza dimenticare che “è inoltre necessario prevedere nuove assunzioni nelle forze dell’ordine (Carabinieri per la Difesa) con aumento delle dotazioni e dei mezzi”. Ma con deficit limitato e opportuno, sia chiaro.

Al capitolo 10, che parla degli esteri, sento che qualcosa sta avvenendo dentro di me. Ma mi concentro sul fatto che “l’impegno è realizzare una politica estera che si basi sulla centralità dell’interesse nazionale e sulla promozione a livello bilaterale e multilaterale. Si conferma l’appartenenza all’Alleanza atlantica, con gli Stati Uniti d’America quale alleato privilegiato, con una apertura alla Russia, da percepirsi non come una minaccia ma quale partner economico e commerciale potenzialmente sempre più rilevante”.

Al capitolo 11, che parla di fisco, sono talmente d’accordo che inizio a cantare l’inno nazionale.

Non solo sterilizzare l’aumento Iva, ma anche togliere l’extra tassazione sulle sigarette elettroniche – capito quanto sono occhiuti i nostri, non gli sfugge niente – addirittura vogliono togliere le componenti anacronistiche delle accise sulla benzina. Quindi perdere altro gettito. Grandi.

Quanto alla riforma fiscale, la mitica flat tax rivela la sua vera natura di flat pax. “È opportuno instaurare una “pace fiscale” con i contribuenti”. “La finalità è quella di non arrecare alcun svantaggio alle classi a basso reddito, per le quali resta confermato il principio della “no tax area”, nonché in generale di non arrecare alcun trattamento fiscale penalizzante rispetto all’attuale regime fiscale”.

Avverto strani formicolii alle orecchie e pruriti sul capo, ma non ci bado perché, intanto, è arrivato il capitolo 12: giustizia rapida ed efficiente.

E chi non la vorrebbe? “È doveroso inoltre il ripristino della piena funzionalità del 'sistema giustizia', attraverso il completamento delle piante organiche di magistratura e del personale amministrativo degli uffici giudiziari, con attenta valutazione della relativa produttività”. Completeremo gli organici, ma sempre con deficit limitato. Leggo pure che la difesa è sempre legittima, quindi immagino che prima non lo fosse. Il formicolìo si accentua e mi iniziano a lacrimare gli occhi. Temo un malanno, ma sicuramente è la corrispondenza d’amorosi sensi che genera effetti collaterali.

Al capitolo 13, che parla di immigrazione, mi unisco alla ola di chi chiede rimpatri e stop al business sulla pelle dei migranti, quanto al lavoro, ululo di gioia quando leggo che “appare di primaria importanza garantire una retribuzione equa al lavoratore in modo da assicurargli una vita e un lavoro dignitosi” e che “occorre porre in essere da un lato una riduzione strutturale del cuneo fiscale”, dove ci stanno dentro anche i contributi per pagare le pensioni, ma fa niente.

Perché, due capitoli dopo - su quelli dedicati a lotta alla corruzione e ministero della disabilità siamo ovviamente tutti d’accordo - arriva un’altra perla: “Occorre provvedere all’abolizione degli squilibri del sistema previdenziale introdotti dalla riforma delle pensioni cd. “Fornero”, stanziando 5 miliardi per agevolare l’uscita dal mercato del lavoro delle categorie ad oggi escluse”. Un altro deficit limitato. E poi “prorogheremo la misura sperimentale “opzione donna” che permette alle lavoratrici con 57-58 anni e 35 anni di contributi di andare in quiescenza subito, optando in toto per il regime contributivo. Prorogheremo tale misura sperimentale, utilizzando le risorse disponibili”.

Decido di smetterla con i pensieri da contabile, per non perdermi la visione d’insieme. Ci hanno messo una vita a scrivere ‘sto contratto: sapranno quel che dicono. E poi, in fondo, che importa, mica vorrete interrompere un’emozione.

Al capitolo 18, politiche per le famiglie e la natalità, mi sento ormai uno di loro.

“Occorre introdurre agevolazioni alle famiglie attraverso: rimborsi per asili nido e baby sitter, fiscalità di vantaggio, tra cui “IVA a zero, per prodotti neonatali e per l’infanzia”.

Daje, tutto gratis, come negli anni meravigliosi.

Al capitolo 19, reddito di cittadinanza e pensioni di cittadinanza, inizio a preoccuparmi perché ho la sensazione che mi sia successo qualcosa. Provo a smettere di leggere, ma non ci riesco perché scopro che oltre al costo di dare 780 euro al mese ai disoccupati, in omaggio alla strategia di “sviluppo economico mirato alla piena occupazione”, si prevede “un investimento di 2 miliardi di euro per la riorganizzazione e il potenziamento dei centri per l’impiego”. E poi c’è anche la pensione di cittadinanza, ovviamente. Volta a integrare le minime che stanno sotto i 780 euro al mese. Giusto, giustissimo, come no?

Al capitolo 20, leggo quest’altra perla: “Occorre partire dalla drastica riduzione del numero dei parlamentari: 400 deputati e 200 senatori. Sarà in tal modo possibile conseguire anche ingenti riduzioni di spesa poiché il numero complessivo dei senatori e dei deputati risulterà quasi dimezzato”, che è un po’ avventata visto che 600 sono i due terzi degli attuali 945. Ma vabbé, in fondo siamo in campagna elettorale. O no scusate: questo è un programma di governo.

Arrivato al capitolo 21, e sarà perché parla di sanità, mi decido a guardarmi allo specchio ormai devastato dai pruriti. Ma prima mi concedo un’ultima perla: “La sanità dovrà essere finanziata prevalentemente dal sistema fiscale e, dunque, dovrà essere ridotta al minimo la compartecipazione dei singoli cittadini. È necessario recuperare integralmente tutte le risorse economiche sottratte in questi anni con le diverse misure di finanza pubblica, garantendo una sostenibilità economica effettiva ai livelli essenziali di assistenza attraverso il rifinanziamento del fondo sanitario nazionale, così da risolvere alcuni dei problemi strutturali”.

Di fronte allo specchio rimango esterrefatto: non mi riconosco più. La mia faccia è un’altra. Ero un italiano triste del XXI secolo, che vive in un paese senza più gioia di vivere con una popolazione in via di estinzione e dopo 20 capitoli di contratto sono diventato un italiano felice degli anni ’70 del XX. Un italieno.

A presto.

PS capitolo 24: “Se ben condotta e con l’ausilio di personale qualificato, la pratica motoria e sportiva assicura il miglioramento della qualità della vita, contribuendo in modo significativo alla prevenzione delle malattie”. Perciò: pedalare.

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giornalista socioeconomico - Twitter @maitre_a_panZer

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