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Martedì, 19 Mar 2024

Flora, di Alessandro Robecchi, Editore Sellerio – Palermo, Collana La Memoria, 25 marzo 2021, pp. 286, euro 15,00.

Recensione di Adriana Spera

The medium is the message, titolo di un famoso saggio scritto nel 1967 da Marshall McLuhan e Quentin Fiore (in Italia, edito da Feltrinelli), sembra essere la filosofia di sottofondo di Flora, ottavo romanzo della serie (ma è improprio definirla così, i personaggi sono gli stessi ma le storie sono assai diverse, ognuna ha come sottofondo un diverso tema sociale), scritta da Alessandro Robecchi, che vede protagonista Carlo Monterossi.

Per chi non avesse letto i libri precedenti, ricordiamo che il Monterossi è l’autore televisivo pentito di una trasmissione trash, denominata Crazy Love, condotta da Nostra Madonna delle lacrime: Flora de Pisis, che ha fatto le fortune di una tv commerciale. La trasmissione che per il suo inventore è una “enorme raffineria in cui entra il petrolio grezzo dell’ottundimento popolare, e quel che ne esce è un motivo di vita per lei (Flora de Pisis, ndr), e dividendi per gli azionisti”, per lui, il Monterossi, altro non è che La Grande Fabbrica Della Merda.

Il nostro Carlo si caccia sempre nei guai e ne viene fuori con l’aiuto dei suoi amici, due poliziotti: il riflessivo trasformista Ghezzi e l’impulsivo Carella (stavolta assenti perché in ferie); nonché l’investigatore privato (un po’ borderline) Oscar Falcone, coadiuvato dall’ex poliziotta Agatina Cirielli. A questi, vanno aggiunte la fidanzata (ma non troppo) Bianca Ballesi, segretaria di redazione della trasmissione Crazy Love, e la fedele cameriera Katrina, devota alla Madonna di Medjugorje.

Tanto gli altri romanzi erano incalzanti e la suspense cresceva per i continui colpi di scena, quanto quest’ultimo è statico, sospeso nell’attesa del finale che davvero è una piacevole sorpresa.

Flora, più che un semplice noir, è un saggio di sociologia della comunicazione; ci ricorda le riflessioni di McLuhan sulla televisione. Per il sociologo, la tv organizza la comunicazione in modo da rassicurare i telespettatori e, al contempo, suscitare in essi determinati comportamenti e modi di pensare, fino a determinarne una certa forma mentis.

Oggi potremmo aggiungere: anche da determinarne l’orientamento politico. E, per alcune trasmissioni, forse potremmo parlare persino di “plagio”.

Insomma, un libro che è una raffinata riflessione sociologica sulla superficialità, volgarità e noia delle trasmissioni televisive oggi più in voga, condotte da tante (e tanti) Flore.

In un torrido luglio, Flora viene rapita da due strani personaggi: il pensionato Corrado Stranieri (vero protagonista della storia) e Caterina Bassini che, come molti laureati in storia dell’arte, non ha potuto mettere a frutto i suoi studi ed è finita a fare la commessa in una scalcinata fumetteria. Due che hanno deciso di dover assumere, data l’incultura dilagante, il ruolo di agitatori culturali.

I nostri hanno messo a punto, dopo averne studiato ogni minimo dettaglio, “Un piano bellissimo oltre le stelle”. In che consiste? Rapire la famosa Flora de Pisis e farle fare una trasmissione completamente diversa, incentrata non sulle sue storie “cucite” per suscitare il voyeurismo degli spettatori, non sulla pornografia dei sentimenti (la cinica conduttrice è nota per come violenta le vite dei malcapitati partecipanti alle sue trasmissioni che conclude, invariabilmente, con la frase: anche questo fa far l’amore!), ma sulla storia del poeta surrealista Robert Desnos.

Desnos - amico di Pablo Picasso, Ernest Hemingway, Antonin Artaud, John dos Passos e molti altri intellettuali di cui pullulava la Parigi della fine degli anni ’20, la città delle Cave, dell’amour fou, che dieci anni dopo diverrà la fucina della Resistenza al nazifascismo - diventa famoso quando realizza alla radio il feuilletton basato sul personaggio di Fantômas, un criminale, inventato dagli scrittori Marcel Allain e Pierre Souvestre e dipinto da René Magritte, che mette in atto le sue azioni con fini nobili (chi era bambino negli anni ’60, ne ricorderà la esilarante versione cinematografica interpretata da Luis de Funès).

Un poeta, Desnos, i cui versi d’amore, dapprima per la cantante e attrice Yvonne George e poi per la sua compagna e musa Lucie Badoul, detta “Yuki”, furono un inno alla libertà. Fece parte, prima dei movimenti Dada e Surrealista (da cui si allontanerà, in dissenso con André Breton, perché contrario ad ogni forma di dittatura, sia quelle fasciste che la stalinista), e poi fu fra i primi ad aderire ai movimenti antifascisti e quindi alla Resistenza. Arrestato dalla Gestapo e deportato prima ad Auschwitz, poi a Flossenbürg e a Flöha, morì di tifo a Theresienstadt, un mese dopo la liberazione del campo ad opera dell’Armata Rossa. Celeberrima la sua definizione di poesia: “Non è la poesia a dover essere libera, ma il poeta”.

Dunque, Flora viene rapita e rinchiusa in uno dei tanti capannoni, testimoni di un passato industriale nella periferia milanese. La notizia arriva attraverso un video-appello della diva recapitato al patron della tv commerciale: il commendator Calleri, “l’inarrivabile padrone, l’elitrasportato, la creatura mitologica metà uomo metà consiglio di amministrazione” (indovinate chi ci ricorda con la sua villa, i suoi elicotteri, il servizio di intelligence personale e la scorta?). Questi, volendo tenere segreta la notizia, tramite la sua monumentale agente Katia Sironi, ingaggia per le indagini un riluttante (data l’antipatia per Flora) Carlo Monterossi e il suo amico Oscar Falcone con la sua agenzia investigativa, la Sistemi integrati.

Ma i rapitori hanno pensato proprio a tutto e i nostri “inquirenti” non riescono proprio a scoprire nulla, se non che i “malfattori” chiedono 10 milioni di riscatto e un’ora di trasmissione. In particolare, uno dai rapitori, l’enigmatico Corrado Stranieri, ex dirigente, molto defilato, di una grande società, apparentemente un uomo scialbo, è, in realtà, un personaggio che racchiude in sé un uomo dalla grande cultura e, al contempo, un criminale. In tanti anni di servizio è riuscito a creare altre identità, naturalmente fittizie, che la sua società ha retribuito e liquidato, somme che lui stesso ha incassato attraverso conti esteri e che sta utilizzando per realizzare questo colpo.

Stranieri, con i suoi modi gentili e accomodanti, conquista Flora fino a convincerla a condurre un’ora di trasmissione su Desnos, che dovrà tenersi sulla tv commerciale ma senza interruzioni pubblicitarie.

Alla fine, proprio gli esecutori renderanno noto il rapimento della de Pisis. Ne nascerà un affare di Stato, la politica si dividerà tra trattativisti e non, ne seguirà un acceso dibattito, ma il pubblico vuol salva a tutti i costi la Madonna delle Lacrime e, allora, opinionisti, proprietario della tv e, soprattutto, governo e forze politiche decideranno che prima di tutto vengono il consenso elettorale e l’audience.

Finisce che il riscatto viene pagato e la trasmissione si fa addirittura a reti unificate.

Gli autori del misfatto - che ormai, lo confessiamo, ci hanno conquistato per intelligenza, cultura e, soprattutto, per la loro sacrosanta richiesta di una televisione di qualità e non spazzatura (di cui siamo tutti vittime) - verranno catturati? Riusciranno ad intascare il riscatto di 10 milioni? E Flora, come se la caverà a condurre una trasmissione culturale, anziché sfruttare i sentimenti del suo pubblico? Prevarrà, invece, quella che Alessandro Robecchi, autore del romanzo, definisce la Florità? La libertà di espressione, la cultura in televisione, dopo questo episodio riuscirà a riemergere ed a sconfiggere la dittatura dell’audience, che porta solo pubblicità e incassi?

Il finale è… surreale, davvero una piacevole sorpresa!

adriana tondo 70x70Adriana Spera
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