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Martedì, 19 Mar 2024

Un italiano in Islanda – Storia e storie della Terra del Ghiaccio, di Roberto Luigi Pagani – Edito da Sperling & Kupfer – aprile 2022 – pp. 318, euro 17,90.

Viviamo in un mondo “globalizzato”, come spesso suol dirsi con una brutta espressione per riferirci non solo alla facilità degli scambi tra paesi ma pure ai milioni di persone che ogni giorno si muovono da un paese all’altro nel mondo, ciononostante, quanti pregiudizi permangono nei confronti degli altri popoli, specie di quelli che vivono nei luoghi più remoti ed inospitali della terra?

Roberto Luigi Pagani, giovane docente di linguistica e paleografia islandese presso l’Università di Reykjavik, ha scritto questo libro proprio con l’intento di demolire tutti i preconcetti esistenti a proposito del popolo islandese e ci è riuscito brillantemente.

Un libro illuminante, non una banale guida turistica su uno dei più bei paesi al mondo ma una full immersion nella cultura, le usanze, le tradizioni, la letteratura e persino una lettura dei luoghi più noti in chiave storico naturalistica.

Insomma, un libro che si legge con piacere, ancor più se i caratteri a stampa fossero un po' più grandi.

L’autore, sin dalla premessa, ci spiega cosa lo ha spinto a scrivere questo testo: «Vorrei da un lato, che l’italiano che non ha mai visto l’Islanda e la immagina tetra e inospitale capisse che è terra di oggettive bellezze, dotata del potere di trasformare l’anima di chi la vive, a prescindere da quello che ognuno considera il luogo ideale. Vorrei, dall’altro lato, che il visitatore, il turista o l’espatriato che invece si sente irresistibilmente attratto da questo Paese giungesse in Islanda non già con la mera idea di essere arrivato in un paradiso di meraviglie naturali, ghiacciai e vulcani (cosa che senza dubbio è), ma soprattutto in un terra che è patria di una civiltà millenaria, ricchissima e sofisticata, che tiene tranquillamente testa a quella delle più grandi nazioni al mondo, e dove si trova un popolo dalla cultura, dagli usi e dai costumi affascinanti».

Ma quali sono i falsi miti relativi all’Islanda e agli islandesi? Tra i tanti, ad esempio, la vulgata parla di quella islandese come della più antica democrazia al mondo, così non è, visto che il paese è stato soggetto dapprima alla dominazione norvegese e successivamente a quella danese e che l’indipendenza è stata raggiunta con la proclamazione della repubblica nel 1944. Tuttavia, sin dal 930 esisteva un’Assemblea generale (Alþingi) a Þingvellir, una sorta di Corte Suprema, non un Parlamento.

Così pure, si fa un gran parlare di emancipazione femminile fin dal medioevo; così non è, esisteva sì il divorzio ma la donna poteva ricorrervi solo se aveva parenti uomini; al tempo dell’occupazione inglese, nel 1940, le donne che avevano avuto rapporti con gli occupanti vennero isolate dalla comunità e trattate come reiette; ed oggi, i casi di violenza verso le donne sono numerosi.

Quanto poi alla presenza di un’anima pagana, i relativi riti sono stati gradualmente soppiantati dall’avvento del cattolicesimo, con una Chiesa che diventò presto l’istituzione più ricca e potente del Paese, fino all’imposizione del protestantesimo da parte dei colonizzatori. Un fatto è certo, se questo è il paese nordico con la più ricca tradizione letteraria, molta in lingua latina, lo si deve alla locale chiesa cattolica.

Quello islandese è un popolo che accoglie facilmente lo straniero? Sicuramente non è ostile, ma per essere accettati occorre soprattutto apprendere bene e padroneggiare la lingua che essendo «una componente talmente esclusiva che poterla padroneggiare è come un attestato di appartenenza». È un popolo con una forte identità? «Due forze, una antica e una moderna, si contendono l’anima della Terra del Ghiaccio – scrive Pagani – da una parte, si ha uno slancio verso il futuro e una sorta di fuga dal proprio passato, a volte percepito a torto dagli stessi islandesi come povero, poco interessante per il resto del mondo o addirittura umiliante; dall’altro, un bisogno sottaciuto di tornare alle proprie radici per proteggerle». Due spinte opposte che rappresentano la vera forza del Paese.

Sicuramente, come ovunque, non tutto è roseo: il sistema sanitario è costoso, i lavoratori stranieri sono sfruttati, le disuguaglianze sono marcate, la violenza verso le donne diffusa, la classe politica ha dato più volte prova di corruzione, fino a portare la nazione sull’orlo del fallimento.

In conclusione, per Pagani, l’Islanda è «una terra di contraddizioni, oltre che di contrasti: di alte vette letterarie e scientifiche e di ignoranza abissale, di ipocrisie e di razzismi malcelati e di battaglie toccanti per i diritti civili» e gli islandesi appaiono cordiali, festaioli e accoglienti ma non sono certo un popolo perfetto.

Adriana Spera
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