In questi ultimi giorni si è parlato nelle pagine di cronaca politica dei maggiori quotidiani dell'avviso di garanzia notificato a Genova a Raffaella Paita per l'alluvione del 9 ottobre scorso. Raffaella Paita è assessore alla Protezione Civile e soprattutto candidata del Pd alla Presidenza della Regione Liguria.
La Procura della Repubblica le contesta la “mancata allerta”, perché quella sera, nonostante le previsioni meteorologiche sfavorevoli e le fortissime piogge in corso, la sala operativa della Protezione Civile di Genova rimase chiusa.
Non conosco i dettagli della vicenda ma sembrerebbe che fossero state date le informazioni necessarie a prendere i provvedimenti opportuni per mitigare i possibili rischi e che nulla fu fatto. Talvolta però le apparenze ingannano e auspico che la questione si chiarisca per il bene di tutti a cominciare da Raffaella Paita.
Fra un mese circa avremo il terzo anniversario dei terremoti emiliani del 20 e 29 maggio 2012. Terremoti non particolarmente violenti ma che provocarono un numero considerevole di vittime e un notevole danneggiamento molto diffuso.
Quasi tutte le vittime si ebbero a causa del secondo sisma, quello del 29 maggio. Questo particolare è stato quasi dimenticato perché tutta l'attenzione è stata spostata sull'ipotesi ridicola che le due scosse fossero state determinate dalle operazioni connesse alle estrazioni petrolifere in località Cavone. Una cosa completamente priva di senso ma che tuttora stimola convegni "scientifici"e che ha rischiato, e forse tuttora rischia, di mettere in ginocchio l'industria italiana di idrocarburi.
Sono state proposte altre possibili cause ancor più ridicole che hanno contribuito non poco a sviare l'attenzione da un fatto rilevante in termini di sicurezza. Dopo una scossa come quella del 20 maggio 2012 infatti è normale aspettarsi non solo la solita serie delle cosiddette scosse di assestamento ma anche, nel giro di poco tempo, una o più scosse della stessa entità della prima. È praticamente sempre successo in Italia e quindi è dovere della Commissione Grandi Rischi invitare la Protezione Civile a prendere tutte le possibili misure di cautela immediatamente dopo la prima scossa. Operazione che negli anni era diventata pressoché automatica. Era successo in Belice, in Friuli, in Irpinia, in Umbria ... Dopo ogni scossa rilevante si faceva in modo che la gente uscisse dagli edifici dei quali veniva accuratamente verificata la stabilità ed eventualmente dichiarati inagibili. Operazione che venne scrupolosamente svolta anche immediatamente dopo il terremoto aquilano.
Non si è ancora riusciti a capire che cosa avvenne dopo la scossa del 20 maggio in Emilia. Si sa per certo che la Commissione non si riunì e che quindi nessuna indicazione venne data agli organi di Protezione Civile e i cittadini ripresero tutte le loro attività. Nove giorni dopo la scossa che provocherà il maggior numero di vittime.
Ancora più incomprensibile è il fatto che quando ormai la sequenza sismica era sostanzialmente conclusa la Commissione si riunì e suggerì al Presidente del Consiglio di lanciare, addirittura in diretta televisiva, un allarme per un possibile sisma devastante nel ferrarese. Un allarme di quel genere e in quei modi non era mai stato lanciato in nessun Paese del mondo occidentale, addirittura dal massimo potere esecutivo. L'allarme "storico" di Mario Monti è tuttora disponibile su SKY: si può sentire il Presidente ringraziare con nomi e cognomi coloro che lo avevano "consigliato"....
Insomma se Raffaella Paita è indagata per non aver ben interpretato previsioni meteorologiche sfavorevoli ben più grave forse è la responsabilità di coloro, membri della Grandi Rischi, che erano in tutta evidenza in dovere e in grado di fornire indicazioni necessarie a salvaguardare la vita umana durante la sequenza emiliana ma che se ne sono misteriosamente astenuti. Per poi lanciare vergognosi allarmi a scoppio ritardato coinvolgendo il Presidente del Consiglio. Sperando forse in un "colpo di fortuna" che li riabilitasse!
Addirittura alcuni di essi, di delirante ignoranza, si erano perfino sentiti in grado di esprimere giudizi su come la precedente Grandi Rischi avrebbe dovuto agire in rapporto al terremoto de L'Aquila. Quest'ultima, ricordiamolo, é stata assolta con formula piena.
Forse sarebbe bene indagare attentamente vari e strani accadimenti connessi al gravissimo mancato allarme emiliano visto anche che al tentativo di definire il Cavone come responsabile di terremoti, un evidente patetico e grottesco tentativo di depistaggio, c'è stata una partecipazione attiva degli stessi personaggi...
È giusto e doveroso individuare eventuali responsabilità... Descriveremo, allo scopo, sempre più accuratamente i fatti...
Qui accluso si potrà leggere l'articolo di Edwin Cartlidge (il giornalista britannico che scoprì il famoso Rapporto ICHESE, che la Regione Emilia Romagna teneva gelosamente "custodito") sulla conclusione del processo d'appello a L'Aquila. Si potrà così apprezzare quanta "sofferenza" un'assoluzione possa generare su un miserevole essere umano, che tanto si era speso per contribuire alla condanna.
*Geofisico